L'ignorante è non solo zavorra, ma pericolo della nave sociale.
Cesare Cantù, Attenzione! Riflessi di un popolano, 1871
L'ignoranza è una condizione perfetta. Ed è comprensibile che chi ne gode non voglia uscirne.
Emil Cioran, Quaderni, 1957/72 [postumo, 1997]
De Quincey comprese che il compito della sua vita era l’evocazione dell’ombra. L'ombra conteneva in sé divinità antiche e cancellate, divinità ancora viventi, sentimenti augusti e abbietti, sensi di colpa, rimorsi, ricordi, presentimenti, tesori sontuosi e oscuri; ed egli doveva portarla alla luce, rappresentarla in grandi figure musicali e irraggianti, che avrebbero lasciato un'eco indefinita nell’animo dei suoi lettori.
Pietro Ci... continua a leggere
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La letteratura è una specie di laboratorio che ci permette di elaborare e d’interrogarci su dilemmi morali, talvolta in modo estremo, esagerato. […] Se si suicidasse un nostro amico, saremmo molto turbati e cercheremmo di capire le ragioni del suo atto, e benché molti ritengano che in letteratura lo stesso gesto possa essere affrontato alla leggera, io lo considero con la gravità che avrebbe nella vita reale. […] Vorrei incoraggiare a prendere i personaggi con la massima serietà, proprio come si farebbe con una persona in carne ed ossa. I personaggi di un romanzo non sono burattini, hanno diritto di essere rispettati.
pedro miralles week... continua a leggere
tag: amore, letteratura, Vincenzo Cuoco
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Chiedere a un uomo di non distrarsi mai, di sottrarre senza riposo all’equivoco, alla pigrizia dell’abitudine, all’ipnosi del costume, la sua facoltà di attenzione, è chiedergli di attuare la sua massima forma.
C. Campo, Attenzione e poesia (1961), in Ead., Gli imperdonabili, 1987
L'elemento centrale della visione religiosa biblica in generale e cristiana in particolare [...] è stato formulato teologicamente con il termine incarnazione, sulla scia di quella celebre affermazione del prologo del Vangelo di Giovanni: ho Lógos sárx eghéneto, "la Parola carne divenne" (1, 14). La perfetta trascendenza della Parola creatrice, salvatrice e redentrice di Dio entra nella fragilità carnale d... continua a leggere
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A Ezio Raimondi, interprete geniale e incontentabile
che ha saputo leggere l’opera di Petrarca
e di molti suoi discepoli europei
in maniera insuperata.
Noi pure siamo tra quelli che credono in una letteratura che sia presenza attiva nella storia, in una letteratura come educazione, di grado e di qualità insostituibile.
Italo Calvino, Il midollo del leone [1955]
Se il mio unico problema è capire quanto un romanzo è migliore o peggiore di altri romanzi, o quanti altri sonetti nasconde nella sua filigrana un sonetto, io, di fatto, sto esiliando quel romanzo e quel sonetto nel regno della morte.
Emanuele Trevi, Istruzioni per l’uso del lupo [1994... continua a leggere
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La prossima volta: Schiller, Die Kunstler. Oggi: Manzoni, I promessi sposi. Enorme diffusione, opinione consolidata, fuori d’Europa; io ho da dare solo alcuni cenni, a chiarimento di ciò che è noto senz’altro.
Nell’estetica si aprì nello stesso tempo un dibattito intorno al concetto di «romanzo storico». Il 1827 era l’acme della gloria di Walter Scott; la sua colossale ricchezza d’invenzione, il suo sentimento, di una sanità a tutta prova, la sua arte della descrizione esteriore e interiore sovente prolissa, il suo studio dei tempi e del costume, il suo tono sempre drammatico, che s’alza con forza sino alla peripezia, nella persona degli stessi protagonisti. Qui... continua a leggere
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Il fatto deplorevole è che almeno il novantacinque per cento dell’umanità campa in modo più o meno soddisfacente o disastrato, secondo i casi, senza il minimo interesse per le fughe di Bach, per l’a priori sintetico di Immanuel Kant o per l’ultimo teorema di Fermat (la cui soluzione recente è un punto luminoso nel Kitsch dominante di questa fine secolo). Prigioniera della logorante routine della sopravvivenza materiale, dei figli da partorire e da crescere, l’umanità considera queste cose (quando ne ha la pur minima consapevolezza) come un gioco più o meno ozioso o un lusso evidente, irresponsabile o diabolico nelle sue conseguenze. Di qui le immagini negative dello scienziato pazzo, dell’artista matto o d... continua a leggere
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Lo stoico abbandona questa vita senza passione, mentre il martire cristiano muore infiammato da una santa passione per la causa di Cristo, perché sa di far parte del grande dramma della salvezza.
O. Cullmann, Immortalità dell'anima o risurrezione dei morti? La testimonianza del Nuovo Testamento, 1986
La professione di fede nella resurrezione di Gesù Cristo costituisce per i cristiani l'espressione della certezza che è vera quella parola che sembrerebbe solo un bel sogno: «L'amore è forte come la morte» (Ct 8,6). Nell'Antico Testamento questa massima è incastonata in un inno che esalta la forza dell'eros. Ciò, tuttavia, non significa affatto che possiamo accantonarla semplicemente come un'enfatica ... continua a leggere
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Le lezioni pisane di Giovanni Macchia restano per me uno squarcio vivo di sensazioni ed esperienze appartenenti al primo anno di vita universitaria, ma non fermatesi lì. Correva l'anno accademico 1940-1941. La seconda guerra mondiale stava dilagando; la Francia era in ginocchio, secondo una frase del gergo allora corrente. Si viveva in una Pisa ancora goliardica e (non è contraddittorio) un po' sonnolenta, ma attraente per un campagnolo di fatto lucchese vissuto un po' in disparte, sia pure senza portare un cappuccio sugli occhi. Gli studenti, in gran maggioranza, erano ancora – per l'età, per l'inesperienza – effervescenti e un po' incoscienti insieme, poiché non potevano certo trarre beneficio critico da una propaganda martellante che, sin dall'infanzia, accompag... continua a leggere
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I suoi occhi sono eccezionali: vi leggo uno strano, costante ghigno sarcastico, e al tempo stesso una sorta di eterno stupore di fronte al mondo. In questi occhi c'è qualcosa di voluttuoso, come di femminile, e nel profondo una segreta paura.
M. Bulgakov, La vita del signor de Molière, 1962
«Non ho nessun desiderio di tornare indietro... è una gran misericordia divina che il passato riesca a distruggersi, con i suoi morti, le sue larve, le scenate orribili, gli equivoci, la gelosia, l'invidia, il dolore... Forse soltanto il primo tempo della mia infanzia vorrei che riapparisse... Ma quei primissimi anni riguardano me e non so cosa c'entrano col nostro colloquio, un colloquio con lei che conosco appena».
G. Macchia, ... continua a leggere
tag: Liano Petroni, molière, teatro
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La Fontaine amava le parole e sapeva sceglierle. Solo a questo prezzo si è scrittori. Le parole sono idee: si ragiona esattamente soltanto con una sintassi rigorosa e un vocabolario preciso. Credo che il miglior popolo del mondo sia quello che possiede la miglior sintassi. Accade sovente che gli uomini si scannino fra loro a causa di parole che non intendono. Si abbraccerebbero se potessero comprendersi. Nulla giova al progresso dello spirito umano quanto un buon dizionario, capace di spiegare tutto...
Anatole France, Il genio latino, 1913,
Un libro su La Fontaine resta difficile scriverlo a causa della stessa facilità con cui esso si presenta in un primo momento alla nostra immaginazione di lettori.
Giovanni Mac... continua a leggere
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Montaigne non ci lascia ignorare di esser nato gentiluomo. Sia che parli di guerra, o di opere dello spirito, o anche di educazione, egli ne parla da gentiluomo.
Benché si compiaccia non poco di intrattenerci sui suoi antenati, sulla terra ove essi hanno riposto il loro affetto, sul suo stemma, e persino sul difetto abituale dei gentiluomini di esagerare un poco la loro nobiltà, la sua nobiltà è piuttosto recente. Infatti, il suo bisavolo, Ramon Eyquem, arricchitosi a Bordeaux col commercio del vino, del pastello e del pesce secco, proprio al termine della sua lunga vita, e soltanto cinquantacinque anni prima della nascita del filosofo, comprò il feudo di Montaigne nel Périgord. Suo nonno, Grimon Eyquem, è ancora un mercante che abita a Bordeaux e fa buoni affa... continua a leggere
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Un poeta che tu ami solo in parte, e riguardo al quale è generalmente ammesso che Sainte-Beuve, che gli era molto legato, diede prova dell’ammirazione più chiaroveggente e divinatrice, è Baudelaire. Ora, se Sainte-Beuve – commosso dall’ammirazione, dalla deferenza e dalla gentilezza di Baudelaire, che gli mandava ora dei versi ora del pan pepato, e gli scriveva lettere entusiastiche su Joseph Delorme, sulle Consolations, e sui Lundis – gli inviava lettere affettuose, non ha mai tuttavia accondisceso alle sue ripetute richieste di dedicargli almeno un articolo. E il maggior poeta dell'Ottocento, che per di più era suo amico, non compare nei Lundis, ove i... continua a leggere
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La sua gloria fu l'Esprit del lois; le opere di Grozio e di Pufendorf erano mere compilazioni, mentre il capolavoro di Montesquieu sembrò l'opera di un uomo di Stato, di un filosofo, di un bel esprit, di un cittadino. Quasi tutti coloro che erano i giudici naturali di un libro del genere, i letterati e i giuristi d'ogni paese, lo considerarono e lo considerano ancora quasi un codice della ragione e della libertà.
Voltaire, Commentaire sur L'Espit des lois, 1777
La lezione morale di Montesquieu è uno spirito di generosa e cordiale simpatia verso tutti gli uomini; è un profondo rispetto per la libertà umana, una fiducia assoluta nell’Essere Infinito e Universale, la fede in Dio. Ed è pure uno spirito... continua a leggere
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Per completare questo viaggio nel mondo della poesia [del secondo Ottocento francese], occorre trattare gli indipendenti. Brizeux, il tenero poeta bretone che, se avesse avuto uno stile francese meno aspro, avrebbe fatto un capolavoro del poema Marie, e Victor de Laprade, il poeta lionese tanto famoso per i suoi guai con l'Impero quanto per il poema Pernette, entrambi creatori di quella poesia regionale che doveva diffondersi ben più nella Provenza e in lingua provenzale; Marceline Desbordes-Valmore che, per la musicalità delicata dei versi, sembra essere più vicina a noi che al Parnasse, Auguste Barbier, il celebre autore dei Giambi e di una raccolta di pura e toccante bellezza sull'I... continua a leggere
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Nel vario e ampio sviluppo del genere utopico dal Rinascimento al Positivismo, pare legittimo distinguere opere di carattere prevalentemente letterario da altre ove prevale un engagement di natura politico-sociale. Nell’età antica e medievale, la civiltà occidentale era andata elaborando, come si sa, diversi miti che stanno alle radici dell’utopia moderna (l’Età dell’oro, l’Eden, l’Apocalisse giovannea etc.), ed anche Platone, Aristotele e altri filosofi greci e romani de race avevano introdotto rilevanti modelli utopici: salvo eccezioni, tutto questo ricco ed eterogeneo patrimonio è presente nell’immaginario e nella “biblioteca mentale” dei moderni, i quali – come qu... continua a leggere
tag: filosofia, politologia, utopia
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Fosca di Igino Ugo Tarchetti (1839-1869) rappresenta con ogni probabilità, nel vario ed eterogeneo panorama della Scapigliatura di un'Italia ancora da farsi, un romanzo d'importanza tutt'altro che secondaria: se, da una parte, appare accogliere parecchi motivi dominanti in questo movimento culturale affatto sui generis, dall'altra si rivela – a ben vedere – tendenzialmente sovversivo persino nell'anarchico "canone" scapigliato, nonché proiettato, talvolta quasi visionariamente, verso tematiche, fermenti e temperie assai... continua a leggere
tag: letteratura, romanzo, scapigliatura
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Grazie al nitido, cristallino riflesso di uno spavaldo raggio di sole che, galante e inarrendevole corteggiatore, bacia la mano del Po, ove prende il nome di Zara, si rivela timidamente unpaesino che par quasi estraneo alla caducità connaturata all'humana condicio; beffandosi inconsapevole della falce del tempo, che corre e scorre come le acque del suo fiume, ègiunto ai giorni nostri col nome di Suzzara.
È questa un’isola di antichi natali, tanto da dar nome a una delle più antiche famiglie patrizie di "Reggio dell'Emilia": i Suzzari. Fra le centinaia di case nobili annoverate nello scorrere dei secoli che hanno seguito il Duecento, lo stemma dei Suzzari può dirsi l’unico superstite di quasi novecento anni di storia, insieme con quello della famiglia dei marchesi Tacoli che, contrariamente ai Suzzari, ètuttora vivente. Trattasi diuno scudo troncato, innestato e merlato di cinque pezzi; d... continua a leggere
tag: Reggio Emilia, storia, Suzzari
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Abbiamo avuto il privilegiod’intervistare, su questo tema d’indubbia attualità, il professor Giorgio Bernini (1928-), giurista di fama mondiale (Diritto civile e commerciale, Diritto internazionale, Diritto comparato), insigne decano italiano dell’arbitrato, nonché ex Ministro della Repubblica italiana (Commercio conl’estero).
Ecco, in estremasintesi, la sostanza del dialogo. Vad’altronde precisato che, dopo avergligentilmente chiesto di evitare (o perlomeno limitare), se possibile, quei termini tecnici che sono peraltronecessari alle discipline coinvolte, questogiovanile “maestro di color che sanno” ci ha ascoltatocon disponibilità, flessibilitàe cortesia davvero straordinarie.
Quale è stato, secondo Lei, l’effetto psicologico principale del Wall Street Crash?
Beh, in tutta semplicità e ispirandomi ad un celebre dipinto di Caspar David Friedrich, il naufragio d... continua a leggere
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Fetida l’aria odierna, miserabile
Rispetto a quanto cristallino ai padri,
Adamantini e schietti, risultava.
Nulla nel caos presente dell’essenza
Che ha dato vita vera al nostro esserci, ... continua a leggere
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Gli scrittori non devono essere professori di morale, ma devono esprimere la condizione umana. E non vi è nulla di così essenziale alla vita, per tutti gli uomini e in tutti i momenti, come il bene e il male. Quando la letteratura diventa, per partito preso, indifferente all’opposizione di bene e male, tradisce la propria funzione.
Simone Weil, Morale e letteratura
Quando diciamo “ti amo”, diciamo qualcosa di molto particolare, che immediatamente fa sorgere la domanda: ma cosa stiamo dicendo, che significa? Posso dirvi che nessuno sa rendere il senso di queste parole, nessuno…
Jean-Luc Nancy, M’ama, non m’ama
1. Perché un nuovo romanzo nelle nostre “vite di corsa... continua a leggere
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L’istituzione che oggi viene ordinariamente definita università si configura, a Bologna, verso la fine dell’XI secolo, allorquando maestri di grammatica, retorica e logica iniziano ad applicarsi al diritto.
Secondo la miglior scienza ed esperienza attuali, il 1088 può essere accolto solo come data convenzionale. In quel torno di tempo, comunque, a Bologna si organizza un insegnamento libero e indipendente, in primis, dalle scuole ecclesiastiche: di fatto, al tramonto dell’XI secolo insigni maestri di grammatica, retorica e logica vi studiano e professano il diritto. La prima figura di spicco su cui sono pervenute notizie sicure è Irnerio – padre nobile dei celeberrimi glossatori e, non per caso, soprannominato Lucerna iuris – la cui infat... continua a leggere
tag: alma mater, bologna, università
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Un’anti-vita di Svevo la si può ben intendere senza troppi sforzi: la sua è un’opera compatta, corrosiva, contorta, abbastanza breve, se commisurata alle odissee letterarie dell’epoca, di cui però non sono stati ancora analizzati tutti i recessi, i sotterfugi, gli ostracismi. Ma la sua vita? Anzitutto, esiste per un biografo? Oppure occorre ricercare soltanto nei libri un personaggio così lontano dall’immagine dell’homme de lettres? E se, al contrario, la vita fosse stata solo uno scartafaccio dell’opera, quanto ne resta che sia capace di turbare, sedurre, inquietare? Che dobbiamo scoprire ancora in uno scrittore che del rifiuto di apparire – o semplicemente di farsi notare – ha fatto il perno della sua vocazione, la misura della sua identità?... continua a leggere
tag: italo svevo, maruizio serra
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Un’opera di Tullio Ascarelli [1903 - 1959] su Hobbes e Leibniz non potrebbe presentarsi al lettore senza una diligenza assoluta. La mente poderosa del maestro italiano aveva familiarità con i più insigni pensatori di tutti i tempi. E la cosa migliore, dinanzi a lui e dinanzi a loro, è farsi da parte.
Vorrei così, in queste righe, limitarmi a offrire una duplice testimonianza: sull’opera e sull’uomo.
Poco prima della morte, Tullio Ascarelli mi diceva le ragioni di questo libro. Era tragicamente consapevole della crisi della nostra civiltà. Forse Roma, più di ogni altra città al mondo, è adatta a far vivere quella mescolanza di grandezza e barbarie che si ritrova in qualsivoglia civiltà umana. Ma come questo ebreo, che si era visto minacciato, con la moglie e i figli, per la semplice appartenenza ad una razza, avrebbe potuto restare insensibile alle ombre del tempo presente, più minacciose delle cupe stradine schiacciate, di notte, fra i grandi pa... continua a leggere
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La Germania, insieme con l’Inghilterra, la Scozia e la Francia, è una delle culle della Massoneria moderna, di quella, dunque, definita “speculativa”. Anche se, antecedentemente al XVIII secolo, le cosiddette Logge “operative” sono state importanti e numerose, ed hanno saputo ben presto accogliere, come del resto le omologhe inglesi, dei “muratori accettati” (vale a dire uomini che non appartenevano al mestiere, come artisti e filosofi), le prime vere Logge moderne furono, in Germania come in tutt’Europa, di origine britannica.
Probabilmente ad Amburgo, nel 1737, fu fondata la prima Loggia speculativa tedesca, che nel 1741 prese il nome di “Absalon”. Una sua delegazione iniziò, il 14 agosto 1738, il futuro re di Prussia, Federico II, ‘despota illuminato’ e gran sostenitore della Massoneria in Europa, nonché istitutore egli stesso di una prima Loggia a carattere privat... continua a leggere
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Fortunat Strowski. Ora ho il compito di ripercorrerne, dinanzi a voi, la carriera e di farne rivivere lo spirito: era uomo illustre e affascinante. È compito certo gradito: ripercorrendo venticinque o trent’anni, ho avuto l’illusione di ritrovare un po’ della mia giovinezza nella familiarità di maestri e amici – come lui, ahimè, o prima di lui, scomparsi.
Compito tuttavia delicato: per quanto eminenti e solide fossero le qualità del vostro collega, erano il fascino e la grazia a distinguerlo. Una sorta di grazia intellettuale, un po’ simile alla grazia femminile, che La Fontaine dice «più bella ancora della bellezza»; una sorta di fascino, di cui subiva la magia rinunciando a definirlo. Strowski aveva qualcosa del poeta, discepolo com’era non solo di La Fontaine, ma di Montaigne; spesso, all’apparenza, «mutevole e vario» come l’autore degli Essais, volando spesso, giusto come l’autore delle Fables, «di fiore in fiore e da una cosa all... continua a leggere
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Fu quella [di Galvani] un’età felicissima per la dotta Bologna, e che toccò il sommo allorché il Galvani coronavala colla immortale scoperta, meravigliosa in se stessa, e come origine e principio di tanti portentosi trovati che apportarono vantaggi d’ogni guisa, e che per tutti i secoli venturi ne apporteranno.
C. Malagola (a cura di), Luigi Galvani, 1879.
L’opposizione del Volta alla teoria galvaniana diede occasione a una vivace e feconda polemica e a un allargamento di ricerche da cui venne la scoperta della pila e, soprattutto, quella conoscenza e quel dominio delle forze elettriche, che dovevano trasformare così profondamente non solo il campo teorico della Fisica, ma in molti lati anche la vita stessa dell’umanità. La scoperta dell’elettricità animale rimane il vanto di Galvani e della scuola bolognese.
L. Simeoni, Storia dell’Università di B... continua a leggere
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Monda: è con Lei, attento, esigente osservatore del mondo contemporaneo, che vorremmo trovare le parole meno inadeguate per parlare di cultura. Cercare (adagio) una definizione, vedere i luoghi in cui oggi si realizza meglio, e i suoi protagonisti, e quali rapporti realmente mantiene con la realtà che ci circonda. Come ancora si può attraversarla. Tentiamo perciò di capire cos’è e i vari livelli in cui si esprime.
Roversi: Direi semplicemente, ma con molta convinzione, che cultura è cercare ciò che non si sa in ogni direzione: nei libri, nella lettura dei giornali, nella ricerca dei rapporti con le persone, nei viaggi. è il bisogno dell’uomo, anche di quello apparentemente incolto, di riempire dei vuoti della conoscenza. Un bisogno non codificato nelle istituzioni, una sollecitazione comune a tutti.
M.: Mi viene da pensare che in epoca di consumismo anche la cultura abbia soggiaciuto agli stessi meccanismi e, mentre il livel... continua a leggere
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1. A Davide piace ogni mare, perché è uomo libero (e ribelle).
2. A Davide piace camminare all’infinito, e camminando ha elaborato, fra il resto, tutto quello che ha scritto (forse male).
3. A Davide piace andare in bicicletta tutti i giorni di tutte le stagioni, perché senza le carezze e gli schiaffi della natura e delle cose non riesce a respirare.
4. A Davide piace parlar chiaro e far lezione, perché reputa di esser nato parlatore; è una sorta di macchina sensibile per l’insegnamento, per l’avvocatura e per altre attività analoghe.
5. A Davide piace regalare e offrire sempre, e se non dona, poi, resta un po’ male.
6. A Davide, oltre al mare, piacciono i fiumi, i laghi, i monti, le gemme, i fiori, i profumi (più che tutto), i suoni misurati, i legni e le tisane… perché vi riconosce simboli di purezza, di trasparenza e d’altra vita.
7. A Davide piace andare a letto tardi e alzarsi presto: vorreb... continua a leggere
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Mi è impossibile delineare in questa occasione un’immagine completa o, comunque, accettabile di Liano Petroni (1921-2006). Fortunatamente, tuttavia, studiosi di fama internazionale come Ezio Raimondi, François Germain, Pierre Brunel, Robert Jouanny, Giorgio De Piaggi ed altri hanno dedicato al Nostro saggi puntuali, affettuosi ed accessibili, i quali contribuiscono, specie se esaminati comparativamente, a restituirne un profilo appagante e fedele.
Nelle righe che seguono, desidererei invece offrire alcuni elementi sull’uomo e l’opera che possano risultare utili a qualunque lettore di cultur... continua a leggere
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Non solo in una Res publica delle scienze e delle lettere vieppiù soggetta a disfunzioni gravi quali lo specialismo, il disincanto e il sospetto, bensì nel macrocosmo laico e pluralista che abitiamo – o vorremmo abitare… – è ardua impresa descrivere e, a maggior ragione, patrocinare l’attualità della varia e vasta eredità consegnataci dalla Massoneria. Nondimeno, un cospicuo, policromo e affidabile manipolo di studiosi e pubblicisti ha posto l’accento sull’indubbia rilevanza di questa antica ed insigne Istituzione, che si segnala, inter alia, per l’originalità di pensiero e scrittura, la coerenza effettiva delle posizioni e la consonanza con i più seri e progressivi orientamenti culturali e civili d’Europa.
L’ultimo volume di Giovanni Greco – storiografo di fama internazionale che non necessita certo di presentazioni, e che da molti anni rischiara e diffonde il retaggio latomistico d’Europa – fornisce un contributo rilevante in tal s... continua a leggere
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Presuntuoso e, di fatto, impossibile delineare, in questa sede, un ritratto fedele e, comunque, accettabile di Ezio Raimondi. Fortunatamente, tuttavia, numerose opere di taglio enciclopedico (tradizionali e telematiche) ne offrono, ora, un profilo che può informare – in maniera ora più ora meno adeguata, va da sé – gli interessati; per di più, studiosi di fama quali Andrea Emiliani, Claudio Magris, Carlo Ossola, Andrea Battistini, Giorgio Zanetti, Alberto Bertoni ed altri hanno dedicato al critic... continua a leggere
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Oramai ben oltre un secolo fa, uno studioso poliedrico e insieme sottile come Albert Sorel, dopo aver descritto con acume e dottrina impeccabili Montesquieu e la sua temperie, concludeva che la Francia, nel corso della sua ricca e feconda storia, aveva avuto, con ogni probabilità, filosofi «più sublimi e audaci» di Montesquieu, nonché scrittori più “classici” e acclamati di lui, ma non aveva potuto annoverare «un osservatore più intelligente delle società umane, un più saggio consigliere nei grandi affari pubblici, un uomo che avesse unito un senso così delicato delle passioni individuali a una penetrazione così perspicace delle istituzioni di Stato, e che avesse messo, insomma, un talento così raro di scrittore al servizio di un buon senso così perfetto». Padre nobile delle odierne istituzioni democratiche, Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, è ovunque stimato
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Non solo in una Res publica delle scienze e delle lettere vieppiù soggetta a disfunzioni gravi quali lo specialismo, il disincanto e il sospetto, bensì nel macrocosmo laico e pluralista che abitiamo – o vorremmo abitare… – è ardua impresa descrivere e, a maggior ragione, patrocinare l’attualità della varia e vasta eredità consegnataci dalla Massoneria. Nondimeno, un cospicuo, policromo e affidabile manipolo di studiosi e pubblicisti ha posto l’accento sull’indubbia rilevanza di questa antica ed insigne Istituzione, che si segnala, inter alia, per l’originalità di pensiero e scrittura, la coerenza effettiva delle posizioni e la consonanza con i più seri e progressivi orientamenti culturali e civili d’Europa.
L’ultimo volume di Giovanni Greco – storiografo di fama internazionale che non necessita certo di presentazioni, e che da molti anni rischiara e diffonde il retaggio latomistico d’Europa – fornisce un contributo rilevante in tal s... continua a leggere
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Sono persuaso che la miglior ragione per cui io – uno fra i tanti studiosi di civiltà letteraria europea che si trovano a spaziare, più o meno plausibilmente, dal Rinascimento al Romanticismo – meriti d’essere ascoltato su questo non agevole argomento risieda nella mia ventennale collaborazione ed amicizia con Roberto Roversi (1923) ed Ezio Raimondi (1924): nel fatto – in altri termini – che da gran tempo io abbia l’immeritata fortuna di dialogare mensilmente (salvo, ça va sans dire, imprevisti di varia natura) con questi due maestri “di color che sanno”, certo assai differenti, eppure, al tempo stesso, vicini per diversi aspetti non secondari – dati anagrafici, amicizie, letture ed autentiche passioni letterarie, storiografiche e speculative ed altro ancora confermano, si creda, tale posizione
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Montesquieu aveva solo vent’anni alla morte di Luigi XIV. Sotto Luigi XV, se fu testimone quasi indifferente di guerre che, peraltro, hanno lasciato la Francia indifferente, assisté al risveglio della vita economica e amministrativa che si verificava allora nelle province. Era un’epoca favorevole alle meditazioni di un giurista filosofo. Allievo insieme di Fontenelle e di Fénelon, emulo di Voltaire e di Rousseau, predecessore di Buffon, egli domina il suo secolo con l’ampiezza del suo pensiero. Era ricco e stimato, e non aveva ambizioni di sorta: l’amore della verità era la sola sua passione
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Ragionare intorno all’etimo del sostantivo “decenza” sembra apparire, almeno d’emblée, piuttosto agevole. Il termine viene, come i cultori di studia humanitatis percepiranno quasi ad orecchio, dal latino decentia(m), derivato di decens -entis, participio presente del verbo decere. Cicerone, Orazio, Ovidio, Tacito, Quintiliano e altri auctores della latinità aurea ed argentea impiegarono tanto il sostantivo quanto l’aggettivo. Circa poi l’attuale campo semantico di “decente”, i dizionari più diffusi sembrano convergere indicando le tre accezioni prevalenti dell’aggettivo: 1. conforme alla decenza, ovvero – a seconda delle diverse prospettive, che, beninteso, mutano da milieu a milieu, da epoca ad epoca, da luogo a luogo – al decoro, al pudore, alla convenienza, alla dignità; 2. adeguato alle giuste aspettative, alle esigenze legittime; 3. ben fatto, garbato, leggiadro, graz... continua a leggere
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Quando Pascal compì un anno, gli accadde una cosa assolutamente straordinaria. Sua madre, per quanto assai giovane, era molto devota e caritatevole; aveva un gran numero di famiglie povere a ciascuna delle quali dava una piccola somma ogni mese, e fra le povere donne a cui faceva la carità ce n’era una che aveva fama di essere una strega: tutti glielo dicevano, ma sua madre, che non era affatto credulona e possedeva molto spirito, non badava a tali avvertimenti e continuava ugualmente a farle l’elemosina. In quel periodo, avvenne che il bambino cadesse in un languore simile a quello che a Parigi chiamano tomber en chartre
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Non solo e non tanto perché, da anni, vado occupandomi di questioni culturali cinquecentesche, mi sembra di aver trovato tre buone ragioni per discorrere, pure in questa occasione, di Rinascimento – e più precisamente, ratione materiae, della ricezione del Rinascimento in epoca risorgimentale. La prima è legata alla rilevanza assoluta, forse incomparabile – è communis opinio fra gli storiografi europei dal Settecento ad oggi – di questo movimento socioculturale, almeno per quanto concerne l’Italia moderna. Ma vorrei proporre sùbito, in tal senso, uno spunto di riflessione
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Nel complesso e complicato divenire della lunga, travagliosa storia filosofica occidentale, campeggiano taluni pensatori che hanno segnato, in maniera decisiva quanto inobliabile, un certo contesto spazio-temporale: mi riferisco qui, rispettivamente, a Felice Battaglia e all’Italia. Invero, Felice Battaglia (1902-77) costituisce senza dubbio uno dei non troppi (a dirla giusta) personaggi-chiave che hanno dato stimoli e alimenti di rilievo alla riflessione italiana del Novecento. Sia lo sviluppo, graduale quanto fervido, sia la cospicua “storia degli effetti” della sua originale e profonda riflessione sono stati ripercorsi e commentati, dagli anni ’70 a oggi, da intellettuali d’intelligenza, fama e respiro internazionali: mi piace
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Due pensatori, a due secoli di distanza, ma egualmente legati al cristianesimo sino all’intimo delle loro anime appassionate, si sono incontrati nel processo alla loro religione, che i tempi avevano alterato. Entrambi denunciano l’incompatibilità che contrappone lo spirito che animava il cristianesimo delle origini al suo stato nei tempi moderni. Tale antagonismo comincia il giorno in cui la Chiesa ha tentato d’entrare in intima relazione con il «mondo», il «secolo», vale a dire con una cultura fondata su basi puramente umane
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À deux siècles de distance, deux penseurs, également attachés pourtant au christianisme jusqu’au tréfonds de leurs âmes ferventes, se sont rencontrés dans le procès de leur religion telle que les temps l’ont déformée. L’un et l’autre dénoncent l’incompatibilité qui oppose l’esprit qui animait le christianisme à ses débuts et son état des temps modernes. Cet antagonisme date du jour où l’Église a tenté d’entrer en relations intimes avec le «monde», le «siècle», autrement dit avec la culture développée sur des bases purement humaines. Le bilan de l’Église fut entrepris, dans les deux cas, avec tant de passion, et poussé avec tant de logique qu’il y aurait eu matière à une grande révolution intellectuelle et morale, mais
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Pascal era uomo di gran cuore e, insieme, di grande intelligenza, cosa piuttosto rara negli spiriti grandi; e tutto ciò ch’egli ha fatto nell’ambito dell’intelletto e in quello del cuore è improntato ad una notevole originalità e capacità d’invenzione, che testimoniano forza, profondità ed una ricerca appassionata e quasi accanita della verità. Nato nel 1623 da una famiglia che si era distinta per ingegno e virtù, educato liberamente da un padre ch’era egli stesso di mente elevata, Pascal aveva ricevuto dalla natura qualità mirabili, un’eccezionale attitudine per il calcolo ed i concetti matematici, e una squisita sensibilità morale, che lo rendeva appassionato al bene e nemico del male, bramoso di
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Che cos’è, nell’accezione più illustre e corretta del termine, un moralista? Come hanno eloquentemente mostrato diversi studiosi d’indubbio valore e come, d’altronde, ogni cittadino europeo di cultura difficilmente ignora, è lecito definire in estrema sintesi questo singolare, fascinoso homme de lettres un intellettuale che s’interroga – liberamente, lucidamente, sempre criticamente – sui vizi e le virtù delle persone, sulle loro azioni e, in special modo, sulle ragioni effettive che le muovono e le animano
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Un palco vuoto, arredato con una sedia-inginocchiatoio e una valigia. Apparentemente qualcuno che sta per partire, poi si capisce che l’attore ed autore dello spettacolo Alfonso Sessa, racconterà la storia di “un treno che doveva partire, che è pure partito, ma che non è mai arrivato”. Vita, Morte e Miracoli del 1799 per la regia di Duccio Camerini (al teatro dell’Orologio di Roma fino al 10 maggio 2009) è una pièce per quell’irripetibile atto unico che è stata la rivoluzione giacobina a Napoli, sfociata in una guerra civile di inaudita ferocia che ha visto fratelli mangiarsi il fegato a vicenda
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«Tutti i paesaggi sono gli esiti attuali e provvisori del continuo sommarsi di matrici, impronte e mutamenti che ci giungono dal passato; da quello più lontano in cui si forgiarono i caratteri climatici e ambientali più persistenti, a quello storico, remoto e recente, durante il quale la presenza umana ha inciso sempre più profondamente lasciando multiformi tracce ed eredità». Così esordisce nella sua breve quanto intensa, eloquente premessa Rolando Dondarini, storiografo ben noto a livello internazionale sia per i molti, pregevoli lavori sul Medioevo, sia per le originali, apprezzate e, per tanti versi, pionieristiche ricerche nell’àmbito di quella disciplina affatto decisiva – specie nei nostri tempi inquieti e imbarbariti, vieppiù lontani dalle ragioni e dai valori dell’autentica cultura… – che è la didattica delle scienze storiche
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A che serve studiare arti e letterature oggi? E, soprattutto, a chi serve? Molti, troppi studenti sono persuasi che tale impegno sia per loro del tutto inutile, che i “monumenti” che gli insegnanti si ostinano a far studiare loro siano irrimediabilmente obsoleti. Per di più, ardua intrapresa è convincere i giovani del nostro tempo entropico, frenetico e violento che la tradizione culturale d’Europa è ancora assolutamente, sorprendentemente attuale
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Il positivismo rappresenta, secondo diversi autorevoli studiosi, un tentativo di rispondere alla gravissima crisi che colpì e funestò la politica, la società e la cultura europee dopo la Rivoluzione francese. Esso si pone, da un lato, come una critica radicale della cultura della Restaurazione, dall’altro come la ricerca di un ordine politico basato sull’innovazione tecnico-scientifica e capace, nel contempo, di assicurare il progresso e l’ordine sociali. Tale orientamento speculativo e ideologico costituisce perciò l’aspirazione a una pur graduale laicizzazione della società
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Che profondo rimpianto, che amarezza struggente suscita in ogni animo non distratto o inaridito sapere come Persio, una personalità di respiro, intelligenza e coraggio – stando in primis a quanto ci lascia, ma pure a quel che di lui ci dicono fonti attendibili – affatto rari ed encomiabili, sia stato strappato all’esistenza ben prima d’aver compiuto il trentesimo anno. Questo poeta-filosofo, difatti
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«Tutti i paesaggi sono gli esiti attuali e provvisori del continuo sommarsi di matrici, impronte e mutamenti che ci giungono dal passato; da quello più lontano in cui si forgiarono i caratteri climatici e ambientali più persistenti, a quello storico, remoto e recente, durante il quale la presenza umana ha inciso sempre più profondamente lasciando multiformi tracce ed eredità». Così esordisce nella sua breve quanto intensa, eloquente premessa Rolando Dondarini, storiografo ben noto a livello internazionale
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...un’autentica, lunga passione per la Morante, una passione – consentitemi la parentesi autobiografica – che risale per lo meno alla fine degli anni Ottanta, quando un geniale canonista ch’era anche un umanista “di razza”, Giuseppe Caputo, mi disse ore rotundo che, per la mia crescita complessiva – culturale e anche creativa, diciamo così – era importantissima un’intensa, partecipata meditazione delle opere di Rebora, Pasolini, Luzi ma, in special maniera, di Elsa Morante
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All’epoca in cui Luigi XIV incarna fastosamente l’assolutismo di Francia, Jacques-Bénigne Bossuet (1627-1704) ne teorizza con stile vigoroso e perentorio le ragioni, fondandole tutte quante sulle Sacre Scritture: ciò risulta evidente in special modo ne La Politique tirée des propres paroles de l’écriture Sainte (1679), ma anche nel celebre Discours sur l’Histoire universelle (1704)
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La decisione di Leopold Mozart di portare in Italia il giovanissimo figlio Wolfgang, che qualche lustro dopo sarà massone e rivoluzionario d’ingegno superbo, si colloca nella tradizione dei viaggi “artistici”, che non avevano soltanto lo scopo di conoscere e farsi conoscere, ma pure quello di percorrere le strade del Paese dell’Arte per eccellenza
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Il viaggio in Italia, da solo o nell’ambito del più impegnativo grand tour, costituisce – com’è risaputo – un fenomeno culturale e sociale che vede le sue origini verso la fine del Cinquecento, per divenire poi un’abitudine consolidata e pressoché rituale delle classi dominanti nel corso dei secoli XVIII e XIX
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Parlò di Alessandro Manzoni, e mi disse che il conte Reinhard aveva visto da non molto tempo Manzoni a Parigi, ove, come giovane e già illustre autore, era ben accolto nei circoli. Ora era ritornato nella sua campagna presso Milano e ci viveva felice, con una giovane famiglia e la madre. «Manzoni», continuò Goethe, «ha un solo difetto: non sapere egli stesso di essere un grande poeta, e quali diritti un grande poeta abbia
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Qualche tempo fa ho ascoltato una ragazza parlare alla televisione. Aveva quattordici anni, e uno di quei visi affinati e dolorosi, che suscitano l’inutile pietà e tenerezza degli adulti. Non era difficile immaginare che aveva avuto un’infanzia chiusa e incerta. La interrogavano intorno al Cuore, e le parole che uscivano da quella giovane bocca
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Teologo, filosofo, moralista, polemista infaticabile, proprio per la sua squisita sensibilità Sant’Agostino è rimasto il contemporaneo di tutte le generazioni. Chi non ricorda la meditazione della madre Monica e del figlio Agostino nella sobria dimora di Ostia, l’intima tenerezza di quei cuori legati da mutuo affetto che, a lungo separati dal «tumulto della carne»
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Questo volume fresco di stampa – pensato e mirabilmente orchestrato da Giovanni Greco, storiografo noto a livello internazionale specie per le pionieristiche, fondamentali ricerche consacrate alla marginalità in età contemporanea – offre una ricca, varia e vasta raccolta di studi su alcune rilevanti questioni – molte delle quali ancora aperte – che attengono alla massoneria nel suo sviluppo storico, in Italia e a Bologna in particolare
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Pur non amandolo particolarmente, André Gide lo definì il maggior poeta di Francia, e Fjodor Dostoevskij non la pensava in maniera troppo diversa se di lui scriveva: «Ha un carattere angelico e un indirizzo poetico giovanilmente cristiano; in ciò nessun altro gli può essere paragonato»
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Se si riesce a farlo parlare, Goethe è mirabile; la sua eloquenza è tutta nutrita di pensiero, la sua arguzia è a un tempo ricca di grazia e di filosofia, la sua immaginazione è colpita dagli oggetti esterni come quella degli artisti antichi; nondimeno la sua ragione possiede fin troppo la maturità del nostro tempo. Nulla turba la forza della sua mente, e gli inconvenienti stessi del carattere, malumore, imbarazzo, ritegno, passano come nuvole ai piedi di una montagna, sulla cui vetta sta il suo genio
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René Descartes è nato a La Haye, oggi denominata La Haye-Descartes, al confine fra la Turenna e il Poitou, il 31 marzo 1596. Victor Cousin e, probabilmente sulle sue tracce, Michelet, l'hanno definito Bretone, ma Descartes non aveva assolutamente nulla d'armoricano. Tutta la sua famiglia, appartenente alla nobiltà di toga e di spada
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Il 30 aprile del 1932, commemorando il centenario della morte di Goethe presso la Sorbona, Paul Valéry – uno dei pochissimi scrittori novecenteschi d’intelligenza, spessore e respiro assimilabili a quelli goethiani – esordì con queste parole eloquenti
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Sono persuaso che l’unica vera ragione per cui io – uno fra i tanti studiosi della letteratura e delle idee che aspirano a spaziare, più o meno credibilmente, dal Rinascimento al Romanticismo – meriti d’essere ascoltato su questo argomento risieda nella mia (quasi) ventennale collaborazione ed amicizia con Roberto Roversi ed Ezio Raimondi
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Gustave Flaubert costituisce certamente una delle figure determinanti nella storia del romanzo moderno: è un fatto che ben cinque dei sei libri ch’egli pubblica in vita sono diventati classici imprescindibili per ogni biblioteca e, soprattutto, per la “biblioteca mentale” di ogni studioso di cose letterarie
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Basta un talento assai mediocre e un po’ di fortuna per essere un buon ministro anche in una repubblica. Ma in un impero dispotico basta il favore del padrone. Di lontano si può nutrire grande considerazione per i favoriti, ma da vicino essi sono uomini molto comuni
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Del tutto sterile sarebbe, crediamo, ripetere ancora una volta l’ormai classico repertorio di truismi relativo ai pochi splendori, alle molte miserie e alle infinite ovvietà che caratterizzano la televisione; sarebbe, in altre parole, inutile demonizzare acriticamente – seguendo peraltro un facile costume talora praticato pure da alcuni fra i più insospettabili
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Pare innegabile che le Quattro stagioni di Antonio Vivaldi rappresentino ancor oggi - alba plumbea ed amara del terzo Millennio - per ogni persona non insensibile al ricco e multiforme divenire della cultura occidentale un capolavoro tanto magnifico quanto famoso, un vero e proprio mito musicale, tanto che a qualcuno (probabilmente) la nostra scelta di riproporle come fondamento per un percorso didattico interdisciplinare potrà sembrare un po’ troppo facile, se non addirittura banale
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Da qualche tempo, parecchi si sono occupati di Beyle, arguto scrittore che si era celato sotto lo pseudonimo un po’ teutonico di Stendhal. Quando morì a Parigi, il 23 marzo 1842, attorno a lui calò il silenzio; rimpianto da alcuni, parve presto dimenticato dai più. Dopo appena dieci anni, ecco invece tutta una nuova generazione che comincia ad innamorarsi delle sue opere; le cerca, le studia in ogni senso quasi si trattasse di un classico; vi è una sorta di Rinascita intorno a lui e al suo nome.
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Liano Petroni, professore emerito di Lingua e Letteratura francese presso l’Ateneo bolognese, si è spento sabato 7 gennaio nella sua dimora, dopo alcuni giorni di dura sofferenza. Studioso e docente di fama internazionale, nonché insigne decano dei francesisti italiani, Petroni è anche stato, per quasi mezzo secolo, una delle figure più vivaci ed affidabili nel panorama accademico e culturale bolognese.
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1. Per amare bene una persona, bisogna amarla come se dovesse morire domani. (Proverbio arabo)
2. Lava il tuo cuore come lavi un vestito. (Proverbio arabo)
3. Chi è guercio ha pietà dei ciechi. (Proverbio arabo)
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Di recente, fu tradotto dinanzi ai nostri tribunali un infelice la cui fronte era illustrata da un raro e singolare tatuaggio: Sfortuna! Egli portava così al di sopra dei suoi occhi l’etichetta della propria vita come un libro porta il suo titolo, e l’interrogatorio provò che quella bizzarra scritta era crudelmente veritiera. Nella storia letteraria ci sono destini analoghi, ... continua a leggere
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In veste di semplice cittadino europeo, che desidera nondimeno essere bene informato circa i maggiori problemi che travagliano il suo tempo, leggo non senza ansia, anzi non senz’angoscia su diversi quotidiani notizie assai inquietanti in merito a vignette ove si satireggia Maometto.
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Premettiamo, in primis et ante omnia, che il tema affrontato in questa ricerca è, a parer nostro, importante quanto insidioso, appassionante quanto complesso e sfuggente, giacché richiede allo storiografo - pena il fallimento dell’intrapresa - la capacità di spaziare abilmente dalla storia politica a quella sociale, dalle idee alle mentalità, dal costume alle letterature ed alle arti figurative: in una parola, esige inesorabile dallo studioso un ingegno davvero multiforme!
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Si offre la traduzione italiana di un breve ma denso saggio di Stendhal, I briganti in Italia, che apparve peraltro anonimo, col consenso dell’autore, in un’opera del cugino Romain Colomb, ossia nel Giornale di un viaggio in Italia e in Svizzera dell’anno 1828 (1833); Colomb vi dichiarava, alludendo a Stendhal e a queste sue pagine
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Già da parecchi anni Victor Hugo non è più tra noi. Mi sovvengo del tempo in cui la sua figura era di quelle che s’incontravano più spesso tra la folla; e molte volte mi sono chiesto, vedendolo comparire così sovente nella confusione delle feste o nel silenzio dei luoghi solitari, come potesse mai conciliare le necessità del suo lavoro assiduo col suo gusto sublime ma pericoloso per le passeggiate e le fantasticherie. Tale apparente contraddizione è evidentemente il risultato di un’esistenza ben regolata e di una robusta fibra spirituale, che gli consente di lavorare camminando, o piuttosto di non poter camminare se non lavorando. Senza posa, in ogni luogo, sotto la luce del sole, tra le onde della folla, nei santuari dell’arte, lungo le librerie polverose esposte al vento, Victor Hugo, pensoso e calmo, sembrava dire alla natura esteriore: «Entrami bene negli occhi, affinché mi ricordi di te».
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Non c’è bisogno di scrivere la vita di Marsilio Ficino, giacché in definitiva, nella sua esistenza studiosa e solitaria, i fatti rilevanti sono soltanto la pubblicazione di trattati e traduzioni; basterà qui offrirne una cronologia sommaria.
Nato a Figline presso Firenze il 29 ottobre 1433, Ficino, sin dal 1453, all’età di 23 anni, presenta a Cosimo de’ Medici le sue due prime opere: il De laudibus philosophiae e le Institutiones platonicae. Nel 1457, due nuovi trattati: il De amore divino e il Liber de Voluptate, ove confronta le dottrine di Platone, Aristotele, Epicuro e Zenone.
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Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616) nacque ad Alcalà de Henares, com’egli stesso afferma in un documento ufficiale sottoscritto a Madrid il 18 dicembre 1580; s’ignora la data esatta della sua nascita, ma fu battezzato nella chiesa di Santa Maria Maggiore, ad Alcalà de Henares, domenica 9 ottobre 1547. Era il secondogenito di Rodrigo de Cervantes e di Leonor de Cortinas; nulla di particolare si sa della madre; il padre, che aveva un diploma, era - sembra - un modestissimo chirurgo: la sordità, infatti, non gli avrebbe permesso di conseguire brillanti successi nella sua professione, e così rimase povero per tutta la vita.
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Io canto gli Eroi che Esopo han per padre,
schiera di cui la Storia, ancorché mendace,
racchiude verità che servon di lezione.
Tutto parla nella mia Opera, perfino i Pesci:
quel che dicono si rivolge a tutti quanti noi.
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Tanto dal breve romanzo Tous les matins du monde (Paris, Gallimard, 1991) di Pascal Quignard – un homme de lettres di cultura, intelligenza e raffinatezza davvero non comuni che, grazie ad alcune intelligenti operazioni editoriali, non ha oramai più bisogno di presentazioni per il pubblico italiano - quanto dal film che da tale testo è stato magistralmente tratto, si staglia netta e precisa la figura del Signore di Sainte Colombe, un musicista francese vissuto nella seconda metà del Seicento, di cui le fonti del tempo ci dicono peraltro assai poco (non conosciamo neppure il suo nome di battesimo…).
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Ben più che per il loro indubbio valore letterario, i Carmina Burana – la più vasta raccolta di canti medioevali a noi pervenuta – sono ancor noti a molti grazie alla suggestiva, trascinante rielaborazione musicale che ne ha compiuto, negli anni trenta, il musicista tedesco Carl Orff.
L’erculeo, esemplare lavoro storico-filologico di un valente studioso, Edoardo Bianchini, mette ora a nostra disposizione il primo volume (Canti morali e satirici) di una magistrale edizione critica con testo a fronte (Milano, BUR, 2003) di questa incomparabile crestomazia: in verità, si tratta di una ‘fatica’ intellettuale di livello straordinario, che offre, tra l’altro, cesellate versioni italiane e rigorosi, doviziosissimi apparati scientifici.
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L’ardente e ricca personalità di Salvator Rosa, spirito vivido e mordace, apprezzato pittore ed incisore, scrittore e attor comico d’indubbio talento, non cesserà forse mai d’interessare ed attrarre chi non sia indifferente al fluire complesso e imprevedibile della cultura.
Liberato, grazie soprattutto alle puntuali indagini compiute da studiosi del novecento da mitizzazioni settecentesche e romantiche tanto avventurose e seducenti quanto infondate, Rosa non ci appare più né un crudele bandito non privo d’ingegno, né una sorta di poète maudit lontano dal suo tempo né, tantomeno, un romantico ante litteram, ma si presenta invece come un’individualità che, pur atipica e controcorrente, è solidamente radicata nel contesto storico, politico, sociale e spirituale del Seicento: separandolo da tale temperie, infatti, sarebbe impossibile comprenderne non solo le idee e le ansie, ma pure gli ideali estetici ed i modelli di riferimento.
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