PANOPTICON. La sorveglianza tra quotidianità e immaginario. Reclusioni, confinamenti, ossessione e illusione del controllo.

L'architettura, in quanto parte costitutiva del regime totalitario -luogo in cui si dispiega la sua "arché", l'origine della sua autorità -, fonda uno spazio che non ha niente di pubblico né di politico. Lungi dal consentire la coesistenza degli uomini per mezzo dell'istituzione di uno spazio agonistico della parola e dell'azione, uno spazio differenziato in cui apparire, nel quale si realizzi l'azione, questo tipo di regime mira piuttosto a costituire e mobilitare una massa che sia sottomessa, in tutti i significati del termine, a un'esperienza multipla: l'esperienza della "scarica", nel senso di Canetti, l'esperienza dell'indistinzione fusionale, sia per coincidenza con le leggi della storia, sia per comunione con il movimento della razza e il suo legame biologico, infine l'esperienza del rapporto comando-sudditanza. Poiché viene qui chiamata in causa la questione dello spazio per come è stata trattata da Hannah Arendt, non si dovrà dimenticare che quest'ultima ha magistralmente descritto quello che accade in una società di massa dove, in qu... continua a leggere