«Intorno alla tavola si pone in scena il potere, si svolgono transazioni, si stabiliscono alleanze, si compongono dissidi» – scrive Elisabetta Graziosi in uno dei saggi raccolti nel volume Il cibo e le donne nella cultura e nella storia. Prospettive interdisciplinari, a cura di Maria Giuseppina Muzzarelli e Lucia Re, Bologna, Clueb editore, 2006.
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In uno studio sulla poetica dello spazio nella letteratura italiana e non, la casa senza dubbio rappresenta un terreno di necessaria esplorazione. Tanto più se a rapportarsi con l’immagine della casa sono scrittrici; ovvero donne che all’interno delle mura domestiche hanno trovato nel contempo la protezione e l’esilio, la rottura e la tradizione e su questo doppio binario hanno intessuto le maglie del proprio discorso. Immaginando, allora, una ricognizione novecentesca dei rapporti tra scrittura femminile e spazio domestico, il romanzo breve di Maeve Brennan, La visitatrice, tradotto a giugno scorso da Ada Arduini per la Bur, non può non figurare.
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