Bibliomanie

Raffaele Riccio

Raffaele Riccio (Bologna 1953) Studioso di storia della cultura e della mentalità del Seicento europeo, ha pubblicato saggi sulla cultura del Seicento in "Studi di Estetica" e in "Rivista di Estetica". Per la Clueb di Bologna ha curato la traduzione e l'edizione di: Juan Huarte di San Juan, Esame degli Ingegni (1993). Si è occupato di Storia dell'alimentazione e per Edizioni Atesa di Bologna ha pubblicato: Il Barocco in Tavola (2001), A Tavola con i Borbone (2002), Mangiar sano con la Dieta mediterranea: La cucina del Cilento (2004), Astinenza o gola (2006) e vari articoli di storia dell’alimentazione per la rivista La Porta dei Viaggi. Sulla Prima Guerra mondiale ha curato le opere: Gli Italiani e la Grande Guerra, La Guerra sul Carso, Vol. I, (Atesa, Bologna 2009) e Gli Italiani e la Grande Guerra, La battaglia tra Brenta e Piave, Vol. II, (Atesa, Bologna 2010). Per Edizioni dell'Ippogrifo di Sarno (SA) ha pubblicato: Attraverso il Cilento, il viaggio di C. T. Ramage, da Paestum a Policastro nel 1828 (2013), ristampa 2014, II edizione 2023, e la biografia storica: Armando Diaz, il generale e l'uomo (2018). Per Studi Pesaresi (in collaborazione con la musicologa Maria Chiara Mazzi) ha pubblicato: Galeazzo Sabbatini (1597-1662) Un pesarese del Seicento tra musica e diplomazia (2018). Ha partecipato con il saggio: “Centralità della Storia e della ricerca storiografica nell’elaborazione teorica di Ernesto de Martino”, al libro collettaneo: Il filo e la trama, Edizioni Colibrì, Milano 2023. Per Edizioni dell'Ippogrifo ha di recente pubblicato il romanzo storico: La vera vita di Michele Rivelli, il cuoco dello Zar (Vallo Nel Principato 1750 – San Pietroburgo 1820) Sarno 2025).

L’ evoluzione del controllo sociale dal XVII al XIX sec.: prigioni, lazzaretti, istituti di correzione, panopticon
di , numero 59, giugno 2025, Note e Riflessioni

L’ evoluzione del controllo sociale dal XVII al XIX sec.: prigioni, lazzaretti, istituti di correzione, panopticon

“Se non è più al corpo che si rivolge la pena nelle sue forme più severe, su cosa allora stabilisce la sua presa? (…) Non è più il corpo è l’anima. Alla espiazione che strazia il corpo, deve succedere un castigo che agisca in profondità sul cuore, il pensiero, la volontà, la disponibilità. Una volta per tutte, Mably ha formulato il principio: “che il castigo, se così posso dire, colpisca l’anima non il corpo”. A partire dalla metà del XVI sec. e con l’affermazione degli stati nazionali centralizzati, si assiste in Europa allo studio e all’ideazione di progetti ed istituzioni per affrontare e risolvere le difficoltà che, soprattutto nei momenti di epidemie ricorrenti, cares... continua a leggere

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