Bibliomanie

Francesco Serantini e la classicità dell’epopea minima
di , numero 44, luglio/dicembre 2017, Note e Riflessioni

Francesco Serantini e la classicità dell’epopea minima

Molti considerano Serantini autore romagnolo, ma ci sono due fatti che giocano a sfavore di questa collocazione. Il suo stile di scrittura. In un’epoca – fine anni Quaranta e primi Cinquanta – in cui dettava legge il neorealismo letterario, Serantini si presentava con uno stile abbastanza inconfondibile, quello dell’epopea minima, della festa popolare. Fu un umanista che restò fedele alle storie vissute, cantore di un’Italia illustre sul piano popolare e garibaldino. Usò uno stile nuovo e antico al contempo, legato al passato ma bagnato nella modernità della sintesi, amante di una narrativa scorciata e dinamica, rapida e sobria, con un senso ironico e smaliziato della vita, fatto di malinconia e di nitidezza classica. Chi lesse Serantini si accorse che era autore colto, dotato di solide e ampie letture, affezionato ai classici ma ben stagionato con il “locale”: nei dialoghi dei suoi personaggi riesce a mantenere i modi colloquiali, dotandosi di formule dell’uso vivo – sprezzature, anacoluti, dialettalismi – ma sempre classicamente calibrate. Il suo era insomma uno stile inconfondibile, che trapianta... continua a leggere

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