Bibliomanie

Elena Musiani

Elena Musiani è ricercatrice in Storia Contemporanea al Dipartimento di Storia Culture Civiltà (Università degli Studi di Bologna) e docente per il Joint European Master in Women’s and Gender Studies (GEMMA). È inoltre ricercatrice associata all’Institut Des Sciences Sociales du Politique (Université Paris Nanterre) e responsabile scientifica dell’Archivio di storia delle donne di Bologna. Dopo i primi studi in Storia comparata legati alla tesi di laurea in “Storia comparata dei sistemi politici europei”, ha indirizzato suoi interessi verso la storia politica nazionale del XIX secolo e lo studio dei mutamenti sociali, economici e urbani della Bologna ottocentesca, nell’ambito Dottorato di ricerca in Storia. La sua ricerca è andata poi sviluppandosi lungo due filoni principali: da un lato, le trasformazioni urbanistiche ed economico-sociali e la storia delle élites nel corso del XIX secolo, a partire da fonti originali d’archivio; dall’altro, lo studio della sociabilità e delle mentalità, con particolare attenzione alla storia delle donne e di genere. La riflessione sulla composizione territoriale delle élites italiane nella prima metà del XIX secolo, lette e contestualizzate nella prospettiva transnazionale della circolazione delle idee e delle pratiche sociali, l’ha condotta attualmente a sviluppare una riflessione sui contorni di quello che si potrebbe definire spazio “liberale” europeo, approfondito anche nei suoi aspetti culturali e di reti del sapere. Ha a suo attivo diverse pubblicazioni, tra le più recenti: Il movimento politico delle donne. Una storia internazionale: XIX-XX secolo (con Elda Guerra), Le Monnier, 2025; L’Europa liberale. Un modello per i notabili dello Stato pontificio, Roma, tab edizioni, 2022; Faire une nation. Les Italiens et l’unité (XIXe-XXIe siècle), Paris, Gallimard, 2018.

PANOPTICON. La sorveglianza tra quotidianità e immaginario. Reclusioni, confinamenti, ossessione e illusione del controllo.
di , numero 59, giugno 2025, Editoriale

PANOPTICON. La sorveglianza tra quotidianità e immaginario. Reclusioni, confinamenti, ossessione e illusione del controllo.

L'architettura, in quanto parte costitutiva del regime totalitario -luogo in cui si dispiega la sua "arché", l'origine della sua autorità -, fonda uno spazio che non ha niente di pubblico né di politico. Lungi dal consentire la coesistenza degli uomini per mezzo dell'istituzione di uno spazio agonistico della parola e dell'azione, uno spazio differenziato in cui apparire, nel quale si realizzi l'azione, questo tipo di regime mira piuttosto a costituire e mobilitare una massa che sia sottomessa, in tutti i significati del termine, a un'esperienza multipla: l'esperienza della "scarica", nel senso di Canetti, l'esperienza dell'indistinzione fusionale, sia per coincidenza con le leggi della storia, sia per comunione c... continua a leggere

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