Bibliomanie

Pietro Aretino e i suoi Ragionamenti
di , numero 1, aprile/giugno 2005, Saggi e Studi,

Come citare questo articolo:
Roberto Roversi, Pietro Aretino e i suoi Ragionamenti, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 01, no. 2, aprile/giugno 2005

Nato di bassa lega, in una società in cui soltanto i “potenti” valevano (fossero essi principi, regnanti, alti prelati o artisti di genio); subito irretito dall’astio del proprio stato e dalla volontà di progredire e di primeggiare puntando su innegabili “qualità” naturali (che via via si affinavano, rodandosi, nei contrasti della vita e nella rapida ascesa al potere), l’autore di quest’opera “incriminata”, relegata frettolosamente fra le cose turpi della nostra letteratura, è tal personaggio che meriterebbe una considerazione maggiore e un esame più attento di quelli che fino a pochi anni fa gli erano riservati. Oggi si può almeno discutere senza scandalo dell’Aretino come di una figura rappresentativa, tipica e anche importante; come di un “grosso” scrittore, a cui per essere grande, davvero grande, mancarono una più riposata attenzione allo svolgersi ed emanciparsi del proprio lavoro e meno interessati pretesti per esibirsi in pubblico, disdegnando misura e studio (“ho partorito ogni opera quasi in un dì”; “né di mio si vede mai lettera che passasse un foglio”).

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