Bibliomanie

Un giorno questo dolore ti sarà utile. Dialogo con Roberto Faenza
di , numero 29, aprile/giugno 2012, Letture e Recensioni,

Come citare questo articolo:
Giovanni Ghiselli, Un giorno questo dolore ti sarà utile. Dialogo con Roberto Faenza, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 29, no. 9, aprile/giugno 2012

Sono andato alla biblioteca Renzi della cineteca di Bologna, ove Roberto Faenza discuteva sul suo ultimo film, Un giorno questo dolore ti sarà utile. Era presente il direttore Gianluca Farinelli e la vedova di Renzo Renzi, eponimo della biblioteca. La sala era piena. Con il regista c’era Peter Cameron, l’autore del romanzo, pubblicato in Italia da Adelphi, e la produttrice indipendente Elda Ferri.
Faenza ha detto che ammira chi è privo di furbizia, poiché tale carenza costituisce qualche cosa di bello e di strano in un mondo dominato dall’astuzia. Del romanzo, il regista ha amato l’ironia e la leggerezza. La vicenda dell’adolescente James lo ha riportato al suo primo lungometraggio, Escalation, nel quale spicca un ragazzo ribelle.
Il nuovo film è ambientato a New York, una città cinematografica. Faenza ha ricordato il suo maggior maestro, Billy Wilder, non senza menzionare Kubrick. C’è nel cinema italiano, ha aggiunto, la vocazione a raccontare altri mondi. Come ha fatto Kafka scrivendo America dove pure non è mai andato.
L’attore non famoso, come il ragazzo del film, Tony Regbo, è sempre meno sofisticato e più autentico della star, pomposa o perfezionista. Il libro è stato accostato a Il giovane Holden, ma ha poco da spartire con il romanzo di Salinger.
Il giovane James, protagonista del film, cerca casa su Internet. Lo fanno anche Faenza e Cameron per provare a immaginare come starebbero nelle dimore in offerta. James cerca casa poiché si trova a disagio nella propria, con una madre e una sorella poco equilibrate. A New York i tre quarti dello stipendio se ne va nell’affitto o nel mutuo. Fuori città, invece, gli alloggi costano molto meno.
Faenza ha utilizzato il romanzo poiché non ha una vita sua tanto interessante da essere raccontata. Quando legge un libro che gli piace, questo diventa suo. Prima se ne appropria, lo indossa mentalmente, poi lo universalizza. Il libro è dunque ri-fatto dal regista.
In America la preparazione dei film è molto scrupolosa: vengono provinate perfino le comparse. In questo lavoro sono state decisive le donne: produttrice, attrice, collaboratrici. Il romanzo è caratterizzato dalla leggerezza: il protagonista si oppone al mondo greve degli adulti. Cameron ha affermato che scrive mettendosi nei panni del lettore, che deve essere interessato a quello che legge. Gli piace l’humour: «Nello scrivere – ha precisato – ho più tempo di pensare alla battuta che nella vita reale. La tecnologia è presente perché fa parte della nostra realtà».
Quindi ha ripreso a parlare Faenza. Ha smentito che il lavoro del regista sia cosa gradevole: è un impegno duro, sempre gravoso, a volte assillante. Tutti gli chiedono qualche cosa, e gli attori che vengono dall’Actor’s Studio sono i più opprimenti. Faenza ha perso i capelli per Harvey Keitel, definito il vero fondamentalista che vuole identificarsi integralmente con il personaggio. Gli hanno obiettato che un’attrice che reciti la parte di una prostituta non può essere obbligata a “battere” per raggiungere la massima verosimiglianza.
Ma torniamo al film in questione. Venti o trent’anni fa un ragazzo avrebbe percepito la famiglia con disprezzo, invece James non odia i suoi parenti, anzi li comprende ed è protettivo. Le difficoltà infatti possono produrre comprensione.
Rispetto a quando eravamo ragazzi noi, si sono ribaltati i ruoli. Faenza vede adulti malconci – come Berlusconi, che gli fa pena soprattutto perché non ha amici. Il padre di James è appunto un donnaiolo mezzo vecchio e mezzo rifatto dal lifting: si fa tagliare la faccia per piacere a donne che potrebbero essere sue figlie o nipoti.
James capisce che nei rapporti umani c’è bisogno di delicatezza. Cameron ha aggiunto che ama il cinema e, insieme, lo odia. Il cinema è un mezzo potente, siccome è fruibile più facilmente del libro. Sua madre gioì quando seppe che, dal romanzo, traevano uno strumento di visibilità che conta molto di più.
Faenza ha concluso dicendo che la distribuzione era contraria al titolo. Sono intervenuto ricordando che Un giorno questo dolore ti sarà utile corrisponde a un topos, a un luogo letterario tra i più diffusi negli autori europei, a partire da Esiodo per arrivare a Cesare Pavese, attraverso Eschilo, Sofocle, Euripide, Polibio, Dostoevskij, Proust e chissà quanti altri. Il regista ha apprezzato l’informazione. Gli ho quindi inviato il file con le occorrenze citate. Mi ha risposto prontamente che gli sono piaciute, che lo hanno convinto davvero.

Infine sono andato a vedere il film. Una pellicola educativa e gradevole: fa pensare e, senza alcun dogmatismo, dà suggerimenti morali ed estetici. Il principale è quello indicato dal titolo: attraverso il dolore si impara. Il secondo corrisponde alla massima educativa di Pindaro, spesso ripetuta da Nietzsche: diventa quello che sei, e cerca di accettare, anzi di amare il tuo destino: «Amor fati, das ist meine innerste Natur» (Amor del fato: questa è la mia natura più profonda).
Il protagonista, James, è un ragazzo diciassettenne diverso dagli altri, dai suoi coetanei e dai suoi familiari: è più sensibile e più intelligente. Questa sua anomalia lo porta a vivere in una solitudine da asceta, confortato soltanto dalla nonna materna e da una psicoterapeuta dalle fattezze orientali. Durante le vicende raccontate dal film, l’adolescente parte da una tentazione al suicidio e arriva progressivamente ad accettare la propria diversità, attraverso la comprensione che non si tratta di una caratteristica negativa, di una differenza in peggio, anzi.
La battuta finale è: «Se io non sono normale, gli altri che cosa sono?». Il fatto è che gli altri sono usuali, mentre il normale, ossia la persona capace di pensieri e sentimenti suoi, in gran parte buoni, è proprio lui. I genitori e la sorella, in effetti, sono dei narcisisti squilibrati, i compagni dei rumorosi e stonati coreuti dall’identità gregaria, seguace di luoghi comuni triviali. Quando muore la nonna, che gli parlava e lo ascoltava ascoltata, James legge in un biglietto-testamento spirituale la frase chiave del libro e del film, la verità che gli apre le porte alla giusta valutazione di se stesso e degli altri: «Un giorno questo dolore ti sarà utile». Attraverso il dolore, infatti, si giunge alla compassione verso gli altri, nonché alla comprensione dei propri difetti e, alla fine, anche dei propri pregi.

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