Bibliomanie

I vicini scomodi di Roberto Matatia e Vita o Teatro? di Charlotte Salomon
di , numero 44, luglio/dicembre 2017, Letture e Recensioni,

Come citare questo articolo:
Maria Teresa Martini, I vicini scomodi di Roberto Matatia e Vita o Teatro? di Charlotte Salomon, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 44, no. 12, luglio/dicembre 2017

Lo scorso 5 maggio 2017 abbiamo presentato a Moniga del Garda, nell’ambito di “Primavera di Cultura a Moniga”, I vicini scomodi di Roberto Matatia, penultima tappa di tante altre città e diverse scuole. Desidero, in questa occasione, suggerire un accostamento, fra Camelia Matatia e Charlotte Salomon1, dopo aver visto anche la mostra dedicata alla Salomon negli spazi del Palazzo Reale: Vita? o Teatro? Leben? Oder Teather?, Milano 30 marzo/25 giugno 2017.
Sono due giovanissime ragazze ebree, una italiana, l’altra berlinese, che hanno concluso la loro vita nel campo di concentramento di Auschwitz nello stesso 1943, altre Anna Frank uccise ad Auschwitz. Si saranno incontrate? abbracciate? forti del loro amore per la vita?
Di Camelia parlano le sue lettere (rielaborate dal cugino Roberto Matatia), in I vicini scomodi, dove emerge passo passo l’odissea della famiglia ebrea Matatia, dagli anni felici (a Riccione soggiornavano nella villa accanto a quella della famiglia Mussolini) al terrore, passando da umiliazioni e da speranze, fino agli arresti dei singoli componenti il nucleo famigliare, conclusi con la deportazione.
La narrazione parte dall’incontro avvenuto, nel negozio di Faenza, tra lo stesso Roberto Matatia e Mario, amico, negli anni del fascismo, della giovanissima Camelia. Tra i due adolescenti, compagni di viaggio sulla corriera che portava da Savigno a Bologna, dove lei frequentava la scuola ebraica (a far tempo dal dicembre 1938), erano sbocciati amicizia, poi affetto, e forse amore. A Mario la ragazzina aveva scritto, con una sensibilità che incanta, confidando le proprie paure, il dolore per una situazione che le appariva assurda, insieme a progetti e speranze. L’ultima lettera è datata 1 dicembre 1943: nei pochi minuti concessi i prima di essere arrestata con la mamma Matilde e il fratello Nino. Mario, molti anni dopo, consegna a Roberto un plico dove sono raccolte le preziose lettere di allora.
Sono state proprio queste lettere, meditate a più riprese con crescente emozione, a stimolare l’Autore a conoscere quanto più possibile la storia della famiglia e a raccontarla… Camelia, un’ adolescente di settanta anni fa, ragazzina tanto matura da sostituire il capofamiglia in sua assenza, è il personaggio chiave del libro: merita che ascoltiate il suo messaggio!
È altrettanto importante sfogliare il prezioso capolavoro autobiografico di Charlotte Salomon esposto, dopo essere stato presentato in diverse capitali, anche a Milano, Vita? o Teatro? Palazzo Reale, riprodotto nel catalogo Charlotte Salomon. Vita? o Teatro? a cura di Bruno Pedretti con la collaborazione dello Joods Historisch Museum, Amsterdam, Marsilio Editori, marzo 2017.
Ha la potenza emotiva di un diario per immagini, consegnato ad amici, poco prima dell’arresto, da questi al padre, quindi al Rijksmuseum di Amsterdam, sino a quando nel 1971 l’opera passò al nuovo Jewish Historical Museum, dove è tuttora conservato a cura della Fondazione Charlotte Salomon.
Charlotte era nata a Berlino il 16 aprile 1917, in una famiglia dell’alta borghesia: medico universitario il padre, musicista amatoriale la madre e celebrata cantante d’opera la matrigna Paula Lindberg. Dopo il liceo aveva imboccata la strada artistica, frequentando dal 1935 al 1938, unica allieva ebrea ammessa, l’Accademia di Belle Arti di Berlino. Espulsa nel 1939, aveva lasciato la Germania per rifugiarsi dai nonni materni a Villefranche-sur-Mer, vicino a Nizza. Qui, nel 1940, a seguito del suicidio della nonna, scopre che anche la madre e la giovane zia, di cui aveva preso il nome, erano morte suicide. La terribile rivelazione e la drammaticità degli eventi socio-politici, la spingono a concepire e realizzare questa grande opera. Leben? oder Theater? (Vita o Teatro?). Un lungo racconto pittorico integrato da dialoghi teatrali, intersezioni letterarie e indicazioni musicali, tempere, veline, annotazioni come tatuaggi, varianti pittoriche e schizzi ripetitivi, immagini. Ultimato da pochi mesi l’immenso lavoro, ottocento tempere selezionate dall’autrice, a fine settembre 1943, Charlotte viene arrestata dalla Gestapo insieme al marito Alexander Nagler e condotta ad Auschwitz. Il 10 ottobre, incinta di alcuni mesi, Charlotte giunge nel campo di sterminio, dove verrà uccisa.
In Vita? o Teatro?_ Leben? oder Theater? che potrete ancora in parte sfogliare nel sito della mostra a palazzo Reale e del Jewish Historical Museum, ha utilizzato il proprio talento per rappresentare la propria esistenza chiedendo senso alle proprietà taumaturgiche dell’arte per lasciare traccia della sua storia. La mostra – allestita nelle Sale al piano terra di Palazzo Reale a Milano – presentava circa duecentosettanta di queste tempere, insieme a decine di fotografie storiche, volte ad illustrare la vita e gli affetti vissuti e perduti di Charlotte, mentre le vicende drammatiche del periodo la opprimevano ( profuga e perseguitata).
Dipingendo, Charlotte Salomon si riappropria della sua vita, con crescente intensità, per diciotto mesi davanti ai suoi fogli di carta racconta, dipinge e medita. In uno di essi lascia scritto:

Ti prego di non dimenticare che io amo la vita e la affermo tre volte. Per amare la vita in pieno bisogna forse anche afferrare e comprendere la sua altra parte, la morte. Bella è la vita. Io credo nella vita. Per tutti vivrò.

Morirà, a soli 26 anni, incinta di qualche mese, ad Auschwitz, ma ci ha consegnato l’opera.
Le immagini sono intense, significative, tracciate in stile quasi naif: cameroni di ospedali, il padre-chirurgo in sala operatoria, il teatro della matrigna, i sogni della madre e gli abbracci della nonna e varie vicende compreso l’amore intenso per Daberlhon. Riporta i dialoghi in frasi scritte di lato o a mo’ di fumetto, per consentire di immedesimarsi nell’intreccio delle sue relazioni.
L’artista inserisce con potenza espressiva le vicende politiche vissute negli stessi anni: i disegni della piazza imbandierata nella notte in cui incendiarono i libri, poi la notte dei cristalli, la proclamazione della guerra, la prigionia del padre, quella del nonno. Tutto è descritto con intensa partecipazione emotiva. Ci invita a osservare il suo porsi in riva al mare, nelle camere, a teatro, in trepidante attesa dell’insegnante di musica della matrigna, (A. Daberlhon), le discussioni e l’amore per lui ( che si salverà fuggendo dall’Europa). Ci obbliga a riflettere su tragedie famigliari che si intersecano a passioni e solitudini, per giungere al suo grande coraggio nell’affrontare i rischi conseguenti alla scelta del matrimonio, quando già si presagiva la tragedia. Una ebrea berlinese tradita nell’amata terra di Francia.

Note

  1. La figura di Charlotte Salomon è anche la protagonista del romanzo del curatore della mostra milanese, Bruno Pedretti: Charlotte. La morte e la fanciulla (prima ed. Giuntina, Firenze 1998; ed. francese Robert Laffont, Parigi 2006; nuova ed. Skira, Milano 2015). Informazioni su Charlotte Salomon e la sua opera sono reperibili nel sito del Jewish Historical Museum – Museo Storico Ebraico di Amsterdam. Informazioni su Camelia Matatia e la sua famiglia presso Roberto Matatia al suo sito facebook. Massima disponibilità a intervenire in scuole o a presentazioni.

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