Bibliomanie

Bologna, un po’ di sport e tanto amore
di , numero 59, giugno 2025, Letture e Recensioni, DOI

Bologna, un po’ di sport e tanto amore
Come citare questo articolo:
Magda Indiveri, Bologna, un po’ di sport e tanto amore, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 59, no. 19, giugno 2025, doi:10.48276/issn.2280-8833.12847

Barbara Ugolini, Johnny Hawks, ed Artestampa 2025

Aveva appena compiuto diciassette anni quando c’era stata la Liberazione; il dopoguerra apriva finalmente nuovi orizzonti, la possibilità di crearsi una buona vita e anche di divertirsi.

All’indomani della Liberazione la voglia di riprendersi la vita porta i giovani bolognesi a incontrarsi dopo il lavoro, a partecipare a cene in cui coloro che già sono amici invitano altri commensali per allargare la compagnia. E’ questo l’inizio di un romanzo delicatissimo, che deve molto al racconto dell’esperienza reale di una madre che si rivela alla figlia. Tante biografie, tanti romanzi storici partono dalla ricerca dei documenti e poi creano una trama appassionante su una biografia. E’ il caso anche di questo libro. La figlia che scrive compare solo nella prima pagina (un incipit fulminante) e nelle ultime. I protagonisti sono sua madre e suo padre, e come la loro storia si sia scontrata, intrecciata, unita e poi tragicamente separata. Ma il tono non è quello della testimonianza storica, anche se schegge di storia significative sono presenti:

[…] la via Emilia invasa dal cammino senza fine di persone, lei e suo padre di ritorno dallo sfollamento, a spingere le biciclette cariche di fagotti legati ai teali e ai sellini, con i pedali che ogni tanto le sbattevano sugli stinchi e le vesciche sui palmi delle mani che bruciavano. Basta! Sussurrava tra sé [….]

Piuttosto il romanzo è un tributo ai genitori e una ricerca identitaria. L’autrice sentiva questo compito come un debito nei confronti della madre, Costantina detta Tina, una figura fortemente positiva, «spassosa», spirito libero, molto più matura e “moderna” delle amiche e del suo compagno. Con lei l’autrice ha vissuto, ha ascoltato i suoi racconti, ha visto le cartoline ricevute, conservate in una “mitica” scatola di cioccolatini. Giustamente alcune fotografie sono state inserite tra le pagine del libro. La ricerca ha sicuramente una base dolorosa, (l’«antro dei perchè») ma il riscatto nella scrittura lo rende dolcissimo.

Tina lavora in un salone da parrucchiera; Gianni è giornalista a tempo pieno per Stadio ed è appassionato di uno sport che in quel periodo cominciava a entrare in Italia: il baseball. I loro ambiti, le loro personalità sono diversissimi. Si incontrano a una cena in cui lui le appare subito «antipatico»: e lei ordina il friggione, tipico contorno bolognese con le cipolle. Ma gli opposti si attraggono e a fine serata, confesserà all’amica Anna, « ‘è cortese e divertente, elegante, ha un buon profumo. Insomma, affascinante!’ »
La storia d’amore che ne nasce è ingabbiata da regole da rispettare, convenzioni sociali incomprensibili per due spiriti liberi come loro, ma Gianni non ha il coraggio di Tina, ne è comunque schiavo: «Non fai che parlare di libertà, ma hai delle belle catene!» gli dirà lei. E a seguito di eventi importanti Tina, la sua libertà se la prende nella scelta.
Abbraccia questa storia la città di Bologna nella sua evoluzione: i negozi eleganti di via Indipendenza, la trattoria in cui si mangiano le rane fritte, la Casa del Disco, il leone Reno ai Giardini Margherita, le ‘detached houses’ di via del Porto tanto simili a quelle di New York, il campo a forma di diamante dello stadio di baseball che porta il nome del “suo” giornalista. Non meraviglia scoprire che Pupi Avati abbia letto ed apprezzato questo libro ancora in manoscritto e abbia detto che, l’avesse conosciuto qualche anno prima, ne avrebbe tratto un film!

Barbara, che si è cimentata per la prima volta con la scrittura pubblica, ha un talento naturale, una vivacità empatica nelle descrizioni, un ritmo narrativo avvincente e personale. Nel finale, prendendolo in prestito dal poeta Giorgio Caproni, viene usato il vocabolo “asparizioni”, che intende il comparire e scomparire simultaneo di un personaggio, la cui presenza rimane nella sua assenza. Il romanzo ne è la migliore risposta.

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