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Vincent Van Gogh pittore colto. Al Mudec di Milano, fino al 28 gennaio 2024
di , numero 56, dicembre 2023, Letture e Recensioni, DOI

Vincent Van Gogh pittore colto. Al Mudec di Milano, fino al 28 gennaio 2024
Come citare questo articolo:
Maria Teresa Martini, Vincent Van Gogh pittore colto. Al Mudec di Milano, fino al 28 gennaio 2024, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 56, no. 16, dicembre 2023, doi:10.48276/issn.2280-8833.10967

Una mostra straordinaria che consente uno sguardo oltre i diversi stereotipi che hanno condizionato la narrazione della personalità di Vincent van Gogh (1853-1890). La sua grandezza creativa si scopre legata alla tragica dimensione esistenziale.


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Molti ricorderanno le trasmissioni del prof. PierCesare Bori, in Uomini e Profeti, su Radio-tre, nelle quali sottolineava il valore di Van Gogh come profeta. In questa mostra emerge come Van Gogh sia stato un intellettuale estremamente colto, con una vastità di interessi culturali alla base della sua visione della vita e dell’arte. Un Van Gogh sorprendentemente aggiornato sul dibattito culturale del suo tempo: appassionato lettore di pubblicazioni contemporanee e collezionista di stampe, attento studioso delle tendenze artistiche più attuali. Il tutto è testimoniato nelle lettere a Teo : “I libri, la realtà e l’arte sono una cosa sola per me” Vincent al fratello Theo;

«Ad esempio, per citare una passione tra le altre, io ho una passione più o meno irresistibile per i libri e ho il bisogno di istruirmi continuamente, di studiare, se vuoi, proprio come ho bisogno di mangiare il mio pezzo di pane.» (dalla curatrice Mariella Guzzoni).

Nel percorso espositivo si annodano tre temi fondanti: il suo appassionato interesse per i libri, la fascinazione per le stampe giapponesi, collezionate in gran numero, e per il Giappone tutto, l’influenza che su di lui ebbe Jean-François Millet maestro d’arte e di vita, con una profonda visione religiosa della natura.
La collaborazione con il Museo Kröller-Müller di Otterlo, ha consentito l’arrivo di 40 opere dei diversi periodi della sua vita, dagli studi di teste e figure per I mangiatori di patate, dai disegni di cucitrici e spigolatrici delle terre carbonifere, agli anni parigini, come Autoritratto, Interno di un ristorante, Natura morta con statuetta e libri; dai dipinti di Arles: Veduta di Saintes-Marie-de-la-Mer, La vigna verde, Ritratto di Joseph-Michel Ginoux , Paesaggio con covoni e luna che sorge, ai dipinti durante il suo internamento all’ospedale di Saint-Rémy Pini nel giardino dell’ospedale, Uliveto con due raccoglitori di olive, Il burrone. Anche le opere letterarie che Vincent amava, in vetrine a tema, provengono dal Museo Kröller-Müller e vengono presentate con una accurata selezione di oltre trenta edizioni originali sia di libri che di riviste d’arte.
Sono i fondamenti atti a raccontare la vita artistica e intellettuale di Van Gogh secondo 4 fasi storiche fondamentali: dal primo periodo 1880-1885 (nel Borinage, all’Aia, e a Nuenen) al soggiorno parigino nel 1886-1887, dal periodo ad Arles nel 1888-89 a quello dell’internamento nell’ospedale di Saint-Rémy.
Si inizia dalla prima fase della vita di Van Gogh: IN OLANDA. Era arrivato, nel bacino carbonifero del Borinage (Belgio), a dicembre del 1878, come predicatore evangelico laico presso la comunità dei minatori. Vi rimase fino al 1880, quando, nell’estate, dopo il grande disegno a tecnica mista Le portatrici del fardello, prese la decisione definitiva di diventare pittore. Nell’opera rappresenta in modo realistico un gruppo di donne che trasportano sacchi di carbone con le schiene piegate, affogate in un paesaggio desolato: simboli universali della fatica e delle sofferenze dei diseredati.
Nelle vetrine riferimenti letterari della Bibbia di cui era profondo conoscitore, insieme ad opere fondamentali di scrittori, a lui contemporanei, che affrontano temi sociali: Michelet con la sua monumentale Storia della Rivoluzione Francese, in cui si delinea un ruolo attivo del popolo, al centro della dinamica rivoluzionaria; Beecher Stowe con La capanna dello zio Tom, che denuncia la condizione degli schiavi in America. E poi Dickens, Hugo, e Shakespeare, continuamente citati e commentati nelle sue lettere al fratello Theo e agli amici, per il loro sguardo verso i poveri, le ingiustizie sociali; la semplicità, l’umiltà, la fatica dei lavoratori, l’indagine dell’animo umano nella natura, il valore della terra.
Emerge il rapporto privilegiato con Jean-François Millet, grazie alla biografia illustrata di Alfred Sensier(nel 1881). In mostra i disegni di Van Gogh, copie o ispirati da opere di Millet: Angelus, gli Zappatori (disegno messo a confronto con un’incisione del pittore francese) e Il Seminatore. Simbolo della missione di seminatore di verità attraverso l’arte, diventerà protagonista di molte opere successive di Van Gogh, che tutti conosciamo. É esposto il bellissimo dipinto La fine del villaggio di Gruchy di Millet.
Alla fine del 1881 Van Gogh si trasferisce da Etten (dove abitano i genitori) all’Aia, e per un breve periodo si esercita nello studio di Mauve, un pittore, suo parente. Nel gennaio 1882 inizia la convivenza con Clasina Maria Hoornik (detta Sien), una povera prostituta incinta e con un figlio, che intende sposare per salvarla dalla sua condizione. La vediamo raffigurata in Donna sul letto di morte. Ma si separerà da lei anche per la contrarietà dei famigliari.
In questo periodo Vincent diventa illustratore e collezionista di quasi duemila illustrazioni, estrapolate e catalogate in particolare da The Graphic, settimanale inglese illustrato. Nel luglio, dopo aver scoperto Émile Zola, leggerà “tutto” di lui, insieme a tutta l’opera di Charles Dickens, di cui ammirava molto le illustrazioni.
Dopo un periodo in solitudine nella regione della Drenthe, ritornava dai genitori a Nuenen (dove il padre era stato trasferito), a dicembre. Qui produce molti disegni e dipinge circa duecento quadri dai toni scuri e terrosi. Sono diverse nature morte: I nidi, i paesaggi, una serie di studi di teste e ritratti di contadini, fino alla tavolata de I mangiatori di patate.
Studia a fondo la Grammaire des arts du dessin di Charles Blanc, un testo fondamentale per la conoscenza della tecnica neo-impressionista di Seurat, che lo stimola a raggiungere Parigi (dal 1886 al 1888).
Grazie a Theo, direttore di una filiale delle Gallerie Goupil, Vincent entra in contatto con gli impressionisti e i neo-impressionisti; influenzato dal loro stile, la sua tavolozza diventa più viva e luminosa, scompaiono le drammatiche tonalità scure dei temi sociali, adotta la tecnica“pointilliste”, elaborandola in modo molto originale. Approfondisce la storia dell’arte attraverso manuali, monografie, riviste, stampe originali e riproduzioni e visite di musei e gallerie. Frequenta per breve tempo lo studio del pittore F. Cormon dove incontra Henri Toulouse-Lautrec e Émile Bernard che diventano suoi amici; con Bernard e Paul Signac va a dipingere paesaggi a Asnières . Accanto ai quadri di Vincent, del periodo, sono esposte due vedute di Montmartre di M. Luce e un dipinto di Paul Signac.
I romanzi parigini diventano anche soggetti dei suoi quadri. Nella luminosa Natura morta con statuetta e libri vediamo al centro Bel-Ami di Guy de Maupassant e Germinie Lacerteux dei fratelli Goncourt, che considerava capolavori perché raccontavano “la vita così com’è”. Segue l’eccezionale Autoritratto, dipinto con tonalità chiare e pennellate tratteggiate.
Nello stesso periodo parigino, la capitale era invasa dal fenomeno del Giapponismo, fascinazione che non risparmiò Van Gogh, grazie alla partecipazione del Giappone alle Esposizioni Universali tenutesi nel 1867 e 1878, e alla presenza di negozi, di mercanti come Siegfried Bing, fondatore della rivista “Japon Artistique” e di caffè alla moda come Le Divan Japonais e il Café Tamburin.
Le letture sulla cultura e l’arte giapponese, fecero nascere in Van Gogh un forte interesse per le stampe giapponesi, di cui diventava appassionato collezionista, fino ad acquistarne più di 600.
La mostra espone una quindicina di stampe giapponesi e xilografie, dei maestri Hiroshige e Hokusai, Kastukawa Shunsen e Taki Katei, provenienti dal Museo Chiossone di Genova; il famoso volume illustrato Cento vedute del Monte Fuji di Hokusai, con altri volumi illustrati dedicati all’arte giapponese, come Art japonais di Louis Gonse, storico dell’arte e collezionista. È presente l’edizione speciale del volume ristampata nel 1886 in 50 copie per Sigfried Bing, il maggior mercante d’arte giapponese di Parigi, dove Vincent passava intere giornate alla ricerca di stampe.
Nel 1888, Van Gogh si trasferiva ad Arles, in Provenza, alla ricerca della luce. Affittava alcune stanze nella Casa Gialla, sognando di fondare una comunità di artisti. A contatto con la natura la sua pittura ha una ulteriore impronta di vitalità cromatica e luminosità. Dipinge Paesaggi con alberi in fiore e campi di grano, le marine a Saintes-Maries-de- la-Mer, Scene notturne di caffè, Interno della sua stanza, I Girasoli, Autoritratti e ritratti dei coniugi Ginoux, de il postino Roulin, lo Zuavo, la Mousmé.
“Mi dico sempre che qui sono in Giappone”, ad Arles infatti, era tornato per Vincent il fascino del Giapponismo. La Provenza, con la sua natura incontaminata, il sole intenso, i colori più vividi, lo entusiasmavano, tanto più che aveva ricevuto da Theo i primi due numeri di “Le Japon Artistique”, con fedeli riproduzioni di stampe ukiyoe, dei maestri giapponesi citati sopra. In mostra sono esposti i commenti ammirati nelle lettere al fratello Theo, accanto alle opere: Salici al tramonto Frutteto circondato da cipressi, La vigna verde (del 1888), uno dei ritratti più famosi, quello di Joseph-Michel Ginoux (1888), il proprietario del Café de la Gare di Arles, dipinti con un rinnovato approccio ai colori e alle forme. I colori intensi e le campiture solide, delineate da forti contorni neri, risentono dell’ influenza da stampe giapponesi dedicate ad attori del teatro kabuki, firmate da Utagawa Kunisada e Toyoharu Kunichika.
L’influenza orientale si riflette anche in Paesaggio con covoni e luna che sorge, ispirato a la Luna Autunnale a Ishiyama di Hiroshige, in Il burrone (Les Peyroulettes) dove interiorizza il tema Sull’isola di Enoshima dello stesso autore.
Il 23 ottobre del 1888 lo raggiunge ad Arles Paul Gauguin, ma il 23 dicembre, quando, dopo una lite, Van Gogh si taglia un orecchio, il loro rapporto si interrompe. L’8 maggio ‘89 Van Gogh decide un ricovero volontario nell’ospedale psichiatrico di Saint-Paul-de-Mausole, vicino Saint-Rémy.
Nell’ospedale Van Gogh è colpito da frequenti crisi allucinatorie, ma avendo a disposizione una stanza per lavorare, nei momenti di relativa tranquillità dipinge intensi scorci del giardino dell’ospedale: Tronchi d’albero con edera, Pini nel giardino dell’ospedale, Tronchi d’albero nel verde, Pini al tramonto; paesaggi di cipressi e uliveti, Uliveti con due raccoglitori di olive; meravigliose scene notturne, insieme a copie libere di opere dei maestri, da sempre ammirati: Delacroix, Rembrandt e Millet. Nelle letture torna a Tutto di Shakespeare nell’edizione J. Dicks da uno scellino, presentata in quest’ultima sezione di mostra.
All’inizio del 1890 le sue opere vengono esposte al Salon Les XX di Bruxelles con un articolo molto positivo scritto dal critico Albert Aurier, nel maggio 1890 raggiunge a Parigi il fratello che ha avuto un figlio. La serenità sfuma improvvisa quando si trasferisce a Auvers- sur-Oise, dove il 27 luglio si spara un colpo di pistola, ai piedi di un albero, e muore due giorni dopo.
Il percorso espositivo si sofferma poco sulla fine tragica, ci invita a ritornare alle sue passioni con l’opera audiovisiva, curata da Karmachina: una sala per una visione immersiva, con composizioni di libri aperti, schizzi, illustrazioni e dipinti, citazioni tratte dalle sue lettere ,che consentono al visitatore di immergersi nelle suggestioni letterarie e artistiche di Van Gogh, che scorrono secondo un procedere lento, simile allo sfogliare di pagine di un catalogo illustrato.
La mostra “Vincent van Gogh_pittore colto” ci fa scoprire un artista con un gran desiderio di imparare, capire, trovare il modo di essere in servizio verso i deboli. Un cavaliere del socialismo utopistico che considerava il contadino un ‘uomo spirituale’ perché a contatto – più di altri – con la natura e la terra. Sui volti anneriti dei minatori e nelle mani rovinate degli zappatori Van Gogh vedeva manifestarsi la presenza divina più vera, quella che continuava a ricercare per e in sé.
Il catalogo Vincent van Gogh, edito da 24 ORE Cultura, con interventi di Francesco Poli, Mariella Guzzoni e Aurora Canepari, curatori della mostra, è un omaggio inedito al Vincent collezionista e archivista.
Una mostra da non perdere, che mentre ci commuove, ci aiuta a ridimensionare la nostra tendenza ad assecondare i pregiudizi su questo artista e su tanti altri autori, come su persone incontrate nel percorso della vita.

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