Bibliomanie

Il Rinascimento parla ebraico
di , numero 48, dicembre 2019, Letture e Recensioni,

Il Rinascimento parla ebraico
Come citare questo articolo:
Maria Teresa Martini, Il Rinascimento parla ebraico, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 48, no. 13, dicembre 2019

Il Rinascimento parla ebraico è una mostra curata da Giulio Busi e Silvana Greco, profondi conoscitori della cultura ebraica, ed affronta uno dei periodi cruciali della storia italiana dall’ineguagliata creatività artistica, e dall’alto valore simbolico riconosciuto in tutta Europa. Il Rinascimento o i Rinascimenti sono stati decisivi per la formazione dell’identità italiana. La mostra svela quanto il dialogo culturale tra ebrei e cristiani ( in forte maggioranza) sia stato fecondo, in quel periodo, dialogo complesso non privo di ombre (intolleranza, contraddizioni, esclusione sociale e violenza ai danni del gruppo ebraico dalla maggioranza) ma possibile, con slanci, resistenze, contraddizioni e creatività. Emerge una lezione preziosa da raccogliere e offrire, al presente, ai cittadini di un’Europa sempre più multiculturale, intenta ad interrogarsi sulle proprie radici.
Il Rinascimento parla ebraico, nel dar voce alla società cristiana, con la fitta rete dei centri maggiori, delle corti, delle città e degli stati territoriali in competizione tra loro per il primato politico, economico, artistico, valorizza la voce degli ebrei italiani: con la loro storia, la diffusione ormai capillare sul territorio, con la propria spinta a partecipare al comune slancio di rinnovamento, in autonomia.
Gli ebrei, durante il Rinascimento, erano. attivi e intraprendenti a Firenze, Ferrara, Mantova, Venezia, Genova, Pisa, Napoli, Roma, dove hanno preso, imitato, riprodotto, ma hanno anche dato, influenzato, ispirato. L’ebraismo ha saputo penetrare nella cittadella dell’arte, della letteratura e della filosofia umanistiche e dare al Rinascimento italiano alcune cadenze originali e inimitabili. A periodi alterni accolti e ben visti, nel ruolo di prestatori, medici, mercanti, in altre occasioni oggetto di pregiudizi: Al MEIS si è raccontato di incontri, scontri, momenti armonici e brusche cesure. Grazie ai curatori e alla coinvolgente scenografia (concepita dai progettisti dello studio GTRF di Brescia_Giovanni Tortelli e Roberto Frassoni) è emerso un confronto ricco e complesso, che ha consentito, senza retorica, di riconoscere il debito della cultura italiana verso l’ebraismo anche nella significativa civiltà rinascimentale. Si da così conto, con sottile ironie e momenti di amarezza, degli episodi di intolleranza, delle contraddizioni, dell’esclusione sociale e delle violenze, accanto a curiosità reciproca, contatti quotidiani, persino amicizia. La compenetrazione tra cultura ebraica e cristiana nei dipinti dei grandi maestri della pittura italiana dell’epoca è palese quando soggetti ebraici, e la stessa lingua santa, sono messi in primo piano. da Giotto, Beato Angelico, Cosmè Tura, Ghirlandaio, Mantegna, Carpaccio, Michelangelo, Raffaello. Dagli studi degli eruditi, alle corti dei potenti del Rinascimento, gli Ebrei sono stati accolti da Lorenzo de’ Medici, Federico da Montefeltro, Isabella d’Este, Giovanni Pico della Mirandola, Angelo Poliziano. Tutti collezionisti, studiosi, appassionati di cose ebraiche. Gli umanisti cristiani raccoglievano libri ebraici e spesso si immergendosi nella lingua santa, grazie all’aiuto e all’amicizia dei ebrei dotti. Pico, scoperto il misticismo ebraico, lo inserisce nel canone della sapienza umanistica. Ma le Conclusiones, pubblicate da Giovanni Pico nel 1486 e tutte pervase dai misteri di tale misticismo, sono state prima proibite e poi bruciate, per ordine di papa Innocenzo VIII. La qabbalah cristiana, appena nata, è attraversata subito dall’intolleranza e accusata di eresia.
Le immagini di diversi alberi caballistici (Ilanot), o sefirotici. sono splendide e ricche di suggestioni. La mostra propone opere in cui la lingua santa è al centro di immagini: due pannelli di Stefano di Giovanni, detto il Sassetta, con Elia ed Eliseo, in abiti carmelitani, che esibiscono un cartiglio con il loro nome in chiare lettere ebraiche. C’è la Natività della Vergine, realizzata da Vittore Carpaccio per la Scuola degli Albanesi a Venezia, con una tabella in ebraico e il mistero di un arcano simbolismo; la Sacra famiglia e la famiglia del Battista, voluto da Andrea Mantegna per la propria cappella funebre in Sant’Andrea a Mantova. Qui Giuseppe reca una fascia su cui è scritta, in ebraico, la parola av, “padre”. Vi sono, infine, due Dispute di Gesù con i dottori al Tempio, del ferrarese Ludovico Mazzolino, (1520) in cui la lingua ebraica è segno distintivo di riconoscimento. Poi immagini di cartigli o bassorilievi, con simboli ebraici nelle opere di Raffaello e di Cosmè Tura, e della Madonna della Vittoria di Andrea Mantegna. Accanto a Manoscritti miniati ebraici, di foggia e ricchezza rinascimentale, come la Guida dei perplessi di Maimonide (1349), la splendida e severa Arca Santa lignea più datata d’Italia, o il Rotolo della Torah di Biella, un’antichissima pergamena della Bibbia ebraica, ancora oggi usata nella liturgia sinagogale. Oggetti e immagini di vita e lavori quotidiani, il prezioso sarcofago di Prisciano Prisciani, le falsificazioni ne i cinque libri delle antichità di Beroso di Annio da Viterbo.
Il Rinascimento parla ebraico comprende una versione ‘al femminile’ grazie a Silvana Greco… sono celebrate le donne ebree di valore, in particolare Doña Beatriz de Luna o Gracia Nasi. Di antico casato ebraico, fattasi imprenditrice alla morte del marito, aveva dovuto abbandonare i luoghi d’origine ( Spagna e Portogallo, dopo l’editto di espulsione degli Ebrei, firmato da Isabella e Ferdinando di Castiglia nel 1492), nonostante si fosse battezzata per aver salva la vita. All’inizio del ’500, dopo Venezia resiedette a Ferrara, grazie all’apertura dei Duchi d’Este, ebbe il coraggio aiutare altri marrani/convertos espulsi dagli stati e perseguitati, rifugiatisi nel Ducato, promuovendo e sostenendo la cultura ebraica. Una volta passata Ferrara allo Stato Pontificio si rifugiò poi in Turchia, dove ebbe modo di riavvicinarsi all’Ebraismo.
Il Rinascimento parla ebraico organizzato dal MEIS, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – UCEI, ha ottenuto il conferimento della Medaglia del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quale riconoscimento ufficiale dello straordinario valore del percorso espositivo.

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