Bibliomanie

Marco Petrelli

Marco Petrelli è dottore di ricerca in letterature di lingua inglese. Si occupa di letterature e culture del Sud statunitense, gotico americano, postmodernismo, geocritica, graphic narratives e letteratura afroamericana. Ha conseguito il PhD a "Sapienza", Università di Roma con una tesi sulla narrativa di Cormac McCarthy, e insegnato in varie università italiane. È l'autore di Paradiso in nero: spazio e mito nella narrativa di Cormac McCarthy (2020) e Nick Cave: preghiere di fuoco e ballate assassine (2021) e co-autore di Cormac McCarthy: saggi a margine del canone (2020). Ha pubblicato vari saggi in riviste italiane e internazionali su autori quali Cormac McCarthy, William Faulkner, Stephen King, Sara Taylor e Jesmyn Ward, sul linguaggio politico statunitense e sul noir. Collabora a Il manifesto come critico letterario.

«Pulling all the weight of history». Una riflessione sull’opera di Jesmyn Ward
di , numero 58, dicembre 2024, Note e Riflessioni

«<em>Pulling all the weight of history</em>». Una riflessione sull’opera di Jesmyn Ward

«For the horrors of the American Negro’s life there has been almost no language», scrive James Baldwin in The Fire Next Time (1963), sermone laico e incendiario che lo scrittore indirizza al razzismo statunitense. È la stagione del Civil Rights Movement, di cui Baldwin fu forse il portavoce più celebre in letteratura, e certamente il più incisivo nelle accuse taglienti dirette all’intero edificio del potere bianco. «[I]n fact», prosegue Baldwin «the power of the white world is threatened whenever a black man refuses to accept the white world’s definitions». Si scorge in questa breve citazione una riflessione che si era fatta strada all’interno del Novecento afro... continua a leggere

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Editoriale
di , numero 54, dicembre 2022, Editoriale

Editoriale

In quella che è stata per anni un’opera seminale e irrinunciabile negli studi di fantascienza, Metamorphoses of Science-Fiction: On the Poetics and History of a Literary Genre (1979), il critico letterario Darko Suvin definisce questo genere – in modo tanto basilare quanto suggestivo – come «la letteratura dello straniamento cognitivo.» Quasi trent’anni più tardi, Fredric Jameson raccoglie l’intuizione di Suvin nel suo Archeologies of the Future (2005), e individua nella fantascienza una funzione «essenzialmente epistemologica», scrivendo come questo genere sia «specificamente dedicato a immaginare forme sociali ed economiche alternative.» L’approccio storico-materialista di Jameson inquadra la Speculative Fiction all’intern... continua a leggere

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