Bibliomanie

Il sentimento del tempo nei poeti del novecento
di , numero 20, gennaio/marzo 2010, Note e Riflessioni,

Come citare questo articolo:
Alessandro Castellari, Il sentimento del tempo nei poeti del novecento, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 20, no. 10, gennaio/marzo 2010

Antica e nuova la domanda sul tempo, perché la dimensione temporale è sempre stata decisiva per la riflessione estetica e la creazione letteraria, ma nel Novecento essa si pone al centro di una contraddizione: fra “l’ossessione moderna del tempo, l’incapacità di vivere senza il punto fermo degli orologi”, ovvero la “cronocrazia”, e la qualità non mensurale di essa che spesso solo i poeti riescono a cogliere: l’attimo ineffabile, il tempo sacro, la rivelazione epifanica, il “tempo opportuno” (il “kairós” dei greci), il suo scorrere precipitoso. La stessa polisemia della parola “tempo” sembra nascere dal suo carattere primitivo, polimorfo, intuitivo e analogico. Scriveva Henry Bergson

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