Bibliomanie

Intimità e dintorni: riflessioni a partire dal volume Storie intime del corpo di Paolo Sorcinelli (Bologna, CLUEB, 2022)
di , numero 54, dicembre 2022, Letture e Recensioni, DOI

Intimità e dintorni: riflessioni a partire dal volume <em>Storie intime del corpo</em> di Paolo Sorcinelli (Bologna, CLUEB, 2022)
Come citare questo articolo:
Simona Negruzzo, Intimità e dintorni: riflessioni a partire dal volume Storie intime del corpo di Paolo Sorcinelli (Bologna, CLUEB, 2022), «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 54, no. 24, dicembre 2022, doi:10.48276/issn.2280-8833.10332

La questione dell’intimità rappresenta il fulcro centrale dell’ultima fatica di Paolo Sorcinelli, una questione tanto complessa da poterla osservare sotto luci diverse. A essa è possibile associare temi e termini importanti: dalla modestia dei modi e dell’essere al posto occupato dai singoli membri nelle dinamiche famigliari, dall’organizzazione dello spazio nella casa alla coesistenza di intimità individuali, ecc. L’intimità si riferisce quasi necessariamente a una prima intimità, quella del proprio corpo. E questa intimità corporea appare legata alle forme culturali, alle tradizioni sociali, ai sistemi educativi che si sono evoluti nel corso dei secoli, ai mutamenti delle società e dei loro rituali scanditi dai tempi storici.
Da ciò ben si comprende quanto l’intimità del corpo sia un concetto costruito, non innato. Sebbene indissolubilmente legata alla capacità di ogni individuo di concepire il proprio corpo come unico, differenziato, individualizzato, separato dal corpo dell’altro, l’intimità ne rappresenta un aspetto cruciale. Ed è proprio nelle considerazioni intorno all’intimo che si racchiude la questione della costruzione dell’identità: avere un corpo proprio significa avere coscienza di sé.

Segretezza e intimità
La questione della segretezza può collegarsi direttamente alla nozione di intimità e di appartenenza a se stessi? La risposta non può che essere affermativa, basti pensare al segreto del funzionamento del corpo, quanti e quali rumori e fruscii sono da nascondere, la vasta gamma dei segreti che avvolgono un’intimità profumata o maleodorante, le sfumature di una vita intima, gelosamente e privatamente custodita, protetta dal pudore. E ancora le confessioni intime delle prime emozioni sessuali e poi dell’esercizio della sessualità. L’intimità è una dimensione fondante della personalità, condiziona la libertà di pensare e custodirsi gelosamente, modula la sensazione di sentirsi protagonista, autore e possessore dei propri pensieri, affetti, emozioni, e tutto questo senza essere smascherato da un semplice sguardo o dalla paura di essere espropriati dal desiderio o dal controllo dell’altro.
La recente crisi sanitaria, con i ripetuti episodi di confinamento, le misure di distanziamento sociale, le limitazioni e i gesti di barriera che ostacolano i corpi, ha riportato la sfera dell’intimità al centro delle questioni delle scienze umane. Il denso e suggestivo volume di Paolo Sorcinelli invita a orientare uno sguardo critico sulla questione degli spazi intimi e del rapporto con il corpo attraverso una luce retrospettiva e multidisciplinare partendo dall’igiene, concentrandosi sull’esercizio della sessualità esercitata per volontà o estorta fino alla sua mercificazione nella prostituzione.
Anzitutto il titolo: storie, quindi ricostruzione del passato attingendo a piene mani alle fonti manoscritte, a stampa e iconografiche, e mettendosi in ascolto di una bibliografia ormai consolidata e internazionale. Non singolari, ma plurali, polifoniche e spesso dissonanti.
Poi intime, superlativo di intus, cioè narrazioni che partono dall’interno e che, insieme, riguardano parti e azioni personali, celate ai più. Non a caso l’aggettivo rimanda sia alla connessione con un ambito o a un rapporto singolarmente o personalmente circoscritto, sia a ciò che si trova nella parte più interna e profonda.
Infine corpo, quell’incredibile involucro che trasmette sensazioni, emozioni e sentimenti, la cassa di risonanza dell’animo, dei legami spirituali o affettivi fra le persone.

In quali spazi si manifesta l’intimità?
Nel corso dell’età moderna, gli ambiti di ricerca relativi alle diverse aree culturali europee hanno spesso mirato a soffermarsi più specificamente sulle ricadute attuali dell’intimo (reale o rappresentato) e al loro stretto legame con il corpo umano alla ricerca di interiorità e/o riservatezza. È possibile chiedersi, quindi, quali siano stati gli spazi in cui l’intimità corporale e le parti intime del corpo si sono manifestate, espresse e relazionate nell’Europa moderna? Spazi per la toilette, il sonno o la vita coniugale e sessuale hanno spesso contagiato la vita spirituale, intellettuale o creativa, ma anche quelli per la cura all’interno e all’esterno del quadro domestico. Le società europee, specie del XVI e XVII secolo, hanno proposto molteplici casi in cui l’idea di preservare l’intimità, soprattutto corporea, non era abitualmente stabilita. Gli approfondimenti si sono concentrati nel far riemergere l’articolazione tra gli spazi della sfera privata e intima, e il modo in cui il corpo li abita, si rivela o al contrario vi rimane nascosto. Paolo Sorcinelli si è proposto di attraversare diversi ambiti disciplinari, al fine di confrontare studi su realtà topologiche verificate (storia delle mentalità, della scienza, dei beni culturali, ecc.) e opere che analizzano le rappresentazioni di questi luoghi intimi (filologia, storia dell’arte, storia delle idee, ecc.).
Un primo filo di congiunzione fra i capitoli del libro collega gli spazi domestici che favoriscono la vita intima: dal bidet alle alcove, dalle biblioteche ai postriboli, e via dicendo. Ci si può interrogare su come lo spazio concreto della casa si sia organizzato per consentire all’individuo di disporre il corpo e la mente alla concentrazione e alla meditazione, in solitudine o nel contesto di socialità ristrette a una cerchia intima (e qui il rimando va ai ruoli del segretario, del consigliere o del confessore). Lo spazio domestico è da sempre il luogo di cura del corpo (luoghi di toilette), ma a volte si è posto in competizione con gli spazi pubblici (bagni cittadini). Allo stesso modo, l’organizzazione della casa ha progressivamente previsto l’intimità coniugale (stanza, letto) in modo differenziato in base allo stato sociale.
Ma l’intimità va ricercata anche nei luoghi della vita spirituale e sul modo in cui si configurano gli spazi riservati alla devozione, sia a livello concreto che promuove il raccoglimento, ma anche a livello simbolico: il recinto, la cella monastica, gli eremi, i luoghi di ritiro o il confessionale sono tutti spazi codificati dove il corpo è vincolato spazialmente e proiettato nell’essere in armonia con un approccio spirituale, una ricerca dell’intimità con Dio, a volte individuale, a volte collettiva o condivisa. Non mancano anche luoghi domestici di religiosità clandestina dove il corpo deve passare inosservato come nel cripto-giudaismo, nel cripto-islamismo e nell’alumbradismo in Spagna, nella Francia ugonotta, nelle comunità cattoliche clandestine in Inghilterra o nell’Impero durante gli scontri confessionali.
Interiorità e intimità sono le cifre che marcano anche i luoghi di cura e di isolamento. Nel primo caso, i pazienti venivano curati a casa (isolamento o al contrario accompagnamento ravvicinato del paziente nella sua stanza personale) o in ospedale (configurato con sale comuni o determinati spazi di riservatezza). Nel secondo le restrizioni che lo spazio carcerario implica (conventi, torri, prigioni reali o inquisitorie) hanno fatto emergere con ancora maggiore acutezza il rapporto tra l’intimo e il corpo come ha ben evidenziato Michel Foucault.
L’intimità si realizza soprattutto nell’atto sessuale che si esplica nei luoghi interni ed esterni favorevoli agli incontri e alle storie d’amore: giardini privati, aree remote, montagne, grotte e altri luoghi nascosti. La corrispondenza privata e le rappresentazioni letterarie o artistiche – particolarmente fertili nella letteratura, nel teatro e nella poesia lirica di età romantica – si rivelano utili per esplorare e far riaffiorare i contorni privilegiati di questa intimità nascosta.

Un approccio pluridisciplinare La prospettiva multidisciplinare del lavoro di Sorcinelli permette di confrontare opere iconografiche e storiche con fonti d’archivio, mediche e testimoniali, perlustrate attraverso fini analisi filologiche e semiotiche applicate a opere letterarie (narrativa, saggi, memorie, ecc.), nonché approcci dedicati alle rappresentazioni satiriche.
I risultati delle puntuali indagini di Sorcinelli che si dipanano nei due millenni dell’Occidente scanditi dal Cristianesimo, dalle sue valorizzazioni e dalle sue restrizioni, permettono di individuare pratiche simili o differenziate in termini di sanzione e contenimento, di conservazione o esposizione del corpo in attività private, confidenziali o clandestine, a seconda delle aree geografiche e culturali, delle zone topografiche (città vs. campagna), dello status sociale (nobili vs. popolani; ricchi vs. poveri) e del grado di sacralizzazione di alcuni luoghi. Attraverso le immagini, poi, è stato possibile colmare il divario tra le realtà osservate storicamente e le rappresentazioni, spesso simboliche, che vengono realizzate attraverso sfaccettate espressioni artistiche.
Un piccolo e recente libro di Philippe Artières Histoire de l’intime (2022), ruota attorno alla frase: «il terreno moderno dell’intimo ha una capitale: il nostro corpo». Ed è proprio questo corpo che occupa molti terreni della comunicazione, appare nelle opere d’arte, nei romanzi, nei film, nei dialoghi, nelle testimonianze processuali, fin nelle riflessioni teologiche.
Lo spazio intimo, quando divenne patrimonio comune dopo la Rivoluzione francese, era da intendersi prima di tutto la residenza borghese, dove il salotto stabiliva il confine tra la vita pubblica e quella privata. Seguono, poi, le città operaie dove devono regnare l’ordine, l’igiene e la moralità, un termine chiave quando si parla di intimità.
L’educazione tra il XIX e il XX secolo ha rappresentato una sorta di matrice. Manuali e altri libri sull’etichetta o su ciò che si può identificare come “sviluppo personale” (o impersonale) hanno mostrato come controllare le emozioni lasciando che il diario, come i sogni, rimanesse un modo per esprimersi a briglia sciolta, anche se la necessità di dominarsi rimaneva prioritaria. Tutto andava in questa direzione con la medicina finalizzata nel raggiungere un unico scopo: identificare, nominare, trattare e costringere. Il controllo appariva onnipresente e così le istituzioni preposte al controllo della morale e delle implicazioni etiche (la Chiesa, lo Stato…), ma cosa succedeva al “deviante”, a colui che si poneva fuori dalle norme o addirittura alienato? Anche la psicoanalisi, con il suo «dovere di dire», esige che si parli di ciò che è nascosto nel più profondo e quindi di infrangere quel velo che cela, copre e avvolge ogni forma ed espressione di intimità.
Il mondo in cui viviamo non ha più troppi scrupoli nell’espressione dell’intimità, anzi si è ben felici di presentarsi all’esterno quasi a chiunque. Il tornante rappresentato dagli anni Sessanta del Novecento, quando il privato, il personale, è diventato politico attraverso le battaglie sociali condotte dai movimenti femministi, di riconoscimento dell’omosessualità e le campagne contro l’AIDS hanno fatto sì che il corpo non fosse più solo una questione privata aprendo una strada nuova, quella di una «intimità collettiva».

Questo articolo è distribuito con licenza Creative Commons Attribution 4.0 International. Copyright (c) 2022 Simona Negruzzo