Bibliomanie

Ritorni e revenants. Qualche postilla minima a Misure del ritorno. Scrittori, critici e altri revenants, di Luciano Curreri
di , numero 37, settembre/dicembre 2014, Letture e Recensioni,

Come citare questo articolo:
Luigi Preziosi, Ritorni e revenants. Qualche postilla minima a Misure del ritorno. Scrittori, critici e altri revenants, di Luciano Curreri, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 37, no. 17, settembre/dicembre 2014

Una generosa passione anima i saggi di Misure del ritorno. Scrittori, critici e altri revenants1, di Luciano Curreri. Si manifesta non tanto riguardo ad autori od opere particolarmente amate (legittima ovviamente, ma che di per sé non costituirebbe un apprezzabile segnale di originalità), quanto nei confronti dell’indagine in sé, della tensione a capire e a spiegare, a scrutare il mondo attraverso le lenti della letteratura, e soprattutto a leggere tramite esse la contemporaneità, che, per il solo fatto di esserci dentro, è, per chi tenta di interpretarla, di gran lunga il tempo meno facilmente decifrabile. La ricognizione di Curreri è scandita su otto capitoli, sviluppati attraverso un indice inverso dal settimo allo zero, in una esplorazione che ha certo un senso cronologico (prende le mosse da Salgari e termina, grosso modo, con Stajano), ma anche e soprattutto eminentemente soggettivo: man mano che si inoltra nella sua materia e ne percepisce le incandescenze e le occasioni di compromissioni emotive, il critico avverte il peso del coinvolgimento personale, che non solo non nasconde, ma enfatizza appunto nel capitolo zero, quasi una spiegazione di se stesso, dopo le implicite parziali rivelazioni dei saggi precedenti. Questo modo di procedere, certo non così consueto, rende ragione di quanto di sé l’autore abbia investito nel suo lavoro. Ancora: Curreri riesce a legare insieme i suoi saggi, che peraltro ben potrebbero avere vita autonoma, avanzando ipotesi di lettura dell’ultimo secolo complessive o quanto meno coerenti; per di più, riferendo ad esse significati in qualche misura esorbitanti rispetto alla mera storia letteraria, evidenzia un’urgenza che non è solo espressione di doveroso rigore accademico, ma tensione verso una più o meno aperta manifestazione di sé e del proprio collocarsi nel mondo

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