Bibliomanie

Giorgio Rinaldi, “Boschi viene domani”, Ferrara, Tresogni 2024
di , numero 59, giugno 2025, Letture e Recensioni, DOI

Giorgio Rinaldi, “Boschi viene domani”, Ferrara, Tresogni 2024
Come citare questo articolo:
Valentina Ricci, Giorgio Rinaldi, “Boschi viene domani”, Ferrara, Tresogni 2024, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 59, no. 23, giugno 2025, doi:10.48276/issn.2280-8833.12981

È una vera sfida tenere il filo di tutto ciò che accade in Boschi viene domani di Giorgio Rinaldi. Il lettore ha due opzioni: o lo legge con un foglio per gli appunti e una matita accanto, oppure si lascia trascinare dall’avvincente spy story, dagli innumerevoli colpi di scena, dalle missioni spregiudicate, fino alla conclusione della storia, sorprendente nella sua semplicità. Agenti delle intelligence di mezzo mondo combattono tra loro e contro terroristi sanguinari per ottenere i dettagli del progetto di un’arma segreta che potrebbe rivoluzionare gli equilibri geopolitici globali. In estrema sintesi, i servizi segreti di Italia, Israele, Uruguay e Argentina sono i detentori del progetto e hanno il compito di spostare le sperimentazioni dal Medio Oriente – regione sottoposta alle ingerenze di Russia, Usa e Cina – alla Patagonia, che può garantire maggior riservatezza e controllo. Soltanto il famigerato agente Boschi possiede tutti i dettagli del progetto, ma nessuno dei personaggi sa di preciso chi sia – fatta eccezione per il protagonista, il generale Nicola Ferroso – né tantomeno quando arriverà.
La missione sembra facile, ma già dai primi capitoli si intuisce che gli ostacoli per gli agenti saranno molti e i cambi di programma all’ordine del giorno. Il generale di brigata Nicola Ferroso, al servizio dell’Aise, si distingue subito per velocità di pensiero e capacità strategica, diventando sia il punto di riferimento per la buona riuscita della missione, sia l’obiettivo da eliminare per i terroristi e le intelligence che cercano di fermarli.

La trama, nonostante la linearità cronologica, costruisce la sua complessità pagina dopo pagina, paragrafo dopo paragrafo: proprio quando i protagonisti definiscono un piano d’azione, un attacco a sorpresa da parte di spie nemiche irrompe e li costringe a ripensare tutto daccapo, non prima di essersi affrontati in scontri strategici e sul campo. È un pattern ripetuto in quasi tutti i capitoli con una regolarità ferrea, che inizialmente lascia il lettore spiazzato – e forse un po’ disorientato – per poi diventare familiare, ma che non intacca la spettacolarità degli eventi, grazie alla capacità dell’autore di mettere in campo scenari sempre nuovi.

L’esperienza immersiva della lettura è garantita anche da altri elementi oltre ai colpi di scena, prima di tutto dall’uso sapiente del linguaggio e del suo ritmo. Il lettore è sempre tenuto all’oscuro dei fatti – il suo livello di conoscenza è lo stesso dei personaggi di volta in volta interpellati dalla narrazione – e la lettura si svolge secondo un ritmo cadenzato e piacevole, tra i dialoghi degli agenti, le descrizioni e la definizione dei piani d’azione. Quando, però, si arriva in corrispondenza di un’azione o di un colpo di scena, il ritmo si fa più concitato: i punti di vista cambiano in continuazione, in modo quasi nevrotico, le frasi si accorciano, il lessico è più tecnico e asettico. Questo contribuisce a trascinare il lettore in un vortice di eventi da cui può uscire soltanto a scontro concluso.

Il romanzo è caratterizzato sia da una spiccata precisione nell’uso del lessico militare (i nomi delle armi, la descrizione dettagliata del funzionamento dell’attrezzatura specifica), sia dalla verosimiglianza degli equilibri geopolitici descritti, dovute probabilmente alla familiarità che l’autore ha con tali ambienti per sua stessa formazione. Infatti, se si legge la quarta di copertina, si scopre che Rinaldi è avvocato, Cavaliere e Ufficiale della Repubblica e Console Onorario dell’Uruguay. Conosce bene gli equilibri che regolano alla base il mondo in cui viviamo e le dinamiche di spionaggio, offrendo con il suo curriculum garanzia di veridicità.

A proposito dell’autore, il dettaglio più divertente da scovare risiede nella costruzione del protagonista, Nicola Ferroso, nella cui personalità Rinaldi ha nascosto alcuni suoi interessi: oltre ai titoli già elencati, è anche giornalista politico e di turismo enogastronomico, ed è fondatore e direttore responsabile della testata online faronotizie.it, mentre il generale Ferroso è conosciuto tra i suoi colleghi per essere un intenditore di vini e buon cibo e un lettore abituale di faronotizie.it. Il bagaglio culturale di Rinaldi è ben visibile quando Ferroso si sofferma su lucide e precise analisi, che spaziano dalla storia alla politica e alla cultura, aprendo spunti di riflessione profonda nel contesto di un racconto avvincente e leggero.

A partire dal generale Ferroso si dirama un ampio ventaglio di personaggi che sono più o meno collegati a lui: c’è Duarte, un agente dei servizi segreti uruguaiani e braccio destro del protagonista; ci sono le agenti Lorena e Allison, anche loro di parte uruguaiana, colleghe di Duarte; c’è Svetlana, un’agente russa che ha il compito di catturare Ferroso; c’è Meryem, abile soldatessa e spia turca che vive un rapporto conflittuale con il protagonista; e tanti altri che compongono l’intricato mosaico di relazioni internazionali che caratterizza il romanzo.
Il personaggio più interessante e complesso è sicuramente Salem, una terrorista internazionale che opera senza bandiera, al soldo del migliore offerente, un vero e proprio segugio sanguinario, vendicativa e priva di qualsiasi rimorso di coscienza; è l’antagonista principale del generale Ferroso, che con lei ha un conto in sospeso da anni. Alla sua personalità l’autore ha dedicato un’attenzione speciale: mentre tutti gli altri personaggi sono delineati con poche e precise qualità e rimangono saldamente fedeli a sé stessi, Salem nel suo intimo mette in discussione le proprie scelte, ha qualche ripensamento. I paragrafi in cui si abbandona alla nostalgia per una vita normale che non avrà mai, oppure quelli in cui si mostra insicura su cosa indossare guardandosi allo specchio la riportano in una dimensione più umana e meno bestiale, rendendola forse la figura con cui è più facile stabilire un contatto emotivo.

Tra gli ingredienti che creano una perfetta spy story non mancano le numerose ambientazioni sparse in tutto il mondo: dal Medio Oriente al Sudamerica, dal deserto marocchino alla Russia, le missioni e gli inseguimenti non conoscono confini e i luoghi a noi conosciuti diventano il teatro di azioni che superano qualsiasi immaginazione. Altri elementi tipici di questo genere e presenti nel romanzo sono l’intuito particolarmente spiccato dei personaggi (quel sesto senso che spesso salva loro la vita) e la sensualità fisica delle donne, un’arma usata per irretire e ingannare.
Inoltre, Rinaldi fa uso di una nota irriverente che, come una virgola colorata, vivacizza il racconto, spezzandone la generale serietà di tono. Questa irriverenza si nota nelle battute di Ferroso, nella banalità di alcuni gesti compiuti in frangenti estremamente delicati (per esempio, quando Ferroso e Duarte si gustano un pasticciotto nel mezzo della loro missione, inseguiti da spie che vogliono ucciderli) e, al massimo grado, nella cattura di Salem. L’imprendibile terrorista, infatti, viene neutralizzata da un agente sconosciuto al lettore, tramite un colpo in faccia scagliatole con un tomo del Don Chisciotte della Mancia.

Infine è d’obbligo un’osservazione sull’inusuale finale: Rinaldi ha nascosto il segreto sull’identità di Boschi dietro un QR code da scansionare per leggere l’ultima frase. Un’idea divertente, forse anche una provocazione, per provare a immaginare come le nostre pratiche quotidiane possono trasformarsi grazie alla tecnologia. Sicuramente una soluzione originale per quei lettori che non riescono a tenere a bada la propria curiosità e che hanno il brutto vizio di rovinarsi il finale leggendolo prima del tempo.

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