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Secretum: Leonardo da Vinci e l’anatomia dell’anima
di , numero 48, dicembre 2019, Note e Riflessioni,

Secretum: Leonardo da Vinci e l’anatomia dell’anima
Come citare questo articolo:
Pierluigi Tombetti, Secretum: Leonardo da Vinci e l’anatomia dell’anima, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 48, no. 12, dicembre 2019

Leonardo tra Umanesimo e Rinascimento
Leonardo Da Vinci (1452-1519) nasce in pieno Umanesimo, un movimento di ricerca della sapienza perduta dell’età classica che presupponeva la rottura con i rigidi schemi del medioevo e un’apertura a una nuova visione del mondo: l’uomo non era più succube e svilito dalla vita e dal peso del peccato ma sentiva al contrario di poter prendere le redini e guidare il suo destino. L’umanesimo lo portò al centro dell’universo, rivalutando completamente la sua posizione e le sue potenzialità.
Questa indagine appassionata che cominciò soprattutto grazie agli studi di Francesco Petrarca (1304 – 1374) portò con sé anche il recupero del messaggio ermetico, con la scoperta di testi relativi alla figura di Ermete Trismegisto, il Thoth egiziano, Dio – ibis della sapienza, della magia, della misura del tempo, della matematica e della geometria e inventore della scrittura. La traduzione in latino di Marsilio Ficino (1433-1499) del Corpus Hermeticum, presentata alla corte dei Medici di Firenze nel 1463, diffuse l’ermetismo e i suoi insegnamenti religiosi e occulti presso gli eruditi che la videro come una rivelazione divina riservata agli iniziati.
Leonardo subisce in parte il fascino della conoscenza segreta, della ricerca, ma il suo campo non sono i codici antichi, egli è omo sanza lettere, non conosce greco e latino, ma è un assiduo lettore del libro della natura e dei testi in italiano volgare e desidera, come gli umanisti, elevarsi a livello degli angeli grazie allo studio della creazione di Dio.
La filosofia di Leonardo si presenta nel suo personalissimo stile di appunti sui libri o di pensieri, cioè racconti che racchiudono e si concludono con una morale chiara e definita che spesso si rifanno a Platone e Aristotele: tuttavia Da Vinci rifugge e non si assoggetta alla moda dell’auctoritas,1 anzi polemizza con energia di fronte al concetto del sophisma auctoritatis “Ipse dixit”, lui stesso l’ha detto. Per il genio vinciano una tesi non può essere accettata solo in virtù dell’autorità di chi la presenta ma egli asserisce e sostiene la superiorità dell’esperienza diretta, “la sapienza è figliuola dell’esperienza” sottolineando l’influenza di Aristotele che insegnava l’esperienza come metodologia di indagine.
Leonardo si muove ed opera nell’era immediatamente precedente a quella di Galileo, quando lo studio della Natura si allontanerà dai supremi principi di Aristotele per stabilire un metodo d’indagine empirico e scientifico che giunga alla formulazione di leggi fisiche. Leonardo non ne fa ancora parte ma si avvia su questa strada: non si può definire scienziato proprio perché il suo obbiettivo non è risalire alla legge fisica mediante l’osservazione e l’esperienza, ma desidera comunque comprendere le ragioni e i motivi insiti nella natura mediante il ragionamento applicato all’osservazione, ciò che chiama cogitatione mentale.
La posizione peculiare di Da Vinci, con un piede nell’Umanesimo e uno nel Rinascimento gli offre opportunità uniche: dall’alveo umanistico si origina la conseguente Rinascita delle arti, della filosofia, della letteratura, in seguito alla instaurazione delle Signorie e del conseguente fenomeno del mecenatismo. I Medici a Firenze, gli Sforza a Milano, gli Estensi a Ferrara i Montefeltro in Romagna e altri, offrono alle terre da loro governate la pax e la tranquillità necessaria per creare corti di intellettuali, letterati, artisti e architetti, il cui pensiero e la raffinata atmosfera giova alquanto alla rinascita dell’arte in genere. A Roma una Chiesa opulenta e desiderosa di imporre il proprio sigillo sulla città convoca Michelangelo, Bramante e Raffaello Sanzio, che lasceranno ivi un’impronta eterna.
La scoperta della prospettiva, parto di questo nuovo modo di osservare il mondo, contribuisce a rinnovare la pittura e a dare nuove possibilità.

Leonardo e l’Anatomia Artistica
La ricerca umanistica della verità e la sua ansia di conoscenza permearono anche l’ambiente artistico del XV sec.: in particolare si era diffusa negli studi dei pittori più famosi la cosiddetta “Anatomia Artistica”, l’indagine delle parti del corpo umano per dissezione onde acquisire una migliore tecnica pittorica delle membra. L’Anatomia Artistica proveniva principalmente nella Greca classica che ne aveva necessità principalmente per le sculture iperrealistiche e per la ricerca della perfezione nelle proporzioni: l’onda umanistica riprende direttamente questo legame col passato e assimila lo studio delle proporzioni alla ricerca del massimo risultato estetico.
Leonardo, a soli 14 anni di età, cominciò a frequentare la bottega di Andrea del Verrocchio a Firenze servendo prima come garzone e poi apprendista. La scuola del Verrocchio era una vera e propria università dell’arte ed espose il giovane Leonardo a un’infinità di tecniche: con tutta probabilità trovò qui i primi rudimenti di anatomia artistica ma sarà solo più avanti, intorno al 1480, che Da Vinci approfondirà personalmente l’anatomia come mezzo per accrescere la sua abilità di pittore e scultore: nel 1490 scriverà lamentandosi di non poter avere materiale umano per i suoi studi.
Le sue conoscenze si approfondirono in anni successivi e orientarono il suo interesse a un livello ben più profondo cosicché da anatomia artistica si giunse alla vera e propria anatomia, in particolare dal 1507, quando ebbe la possibilità di eseguire dissezioni su cadaveri all’ Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze. Tre anni più tardi, la collaborazione con l’anatomista Marcantonio Della Torre, a Pavia, portò a osservazioni autoptiche nella sua Scuola Anatomica, a Pavia tra il 1508 e il 1512 compiute in vista dell’opera di anatomia De Figura Humana, che non vide però mai la luce a causa della morte prematura di Della Torre.
Nonostante la cautela e la discrezione di Leonardo, questo tipo di lavoro e il conseguente utilizzo di personale adatto che procurasse i corpi per le dissezioni, veniva notato e chiacchiere malevole cominciarono a diffondersi intorno alla misteriosa occupazione occulta del maestro Da Vinci: questa aveva luogo solitamente di notte proprio per allontanare occhi indiscreti, in condizioni disagiate e soprattutto in velocità perché i cadaveri, se anche freschi, imputridivano velocemente.
Le voci si fecero insistenti e nel 1515 a Roma Leonardo fu accusato di negromanzia per i suoi studi anatomici compiuti su cadaveri all’Ospedale di Santo Spirito e il Papa lo obbligò a rinunciare alle sue ricerche.

Anatomia e Fisiognomica
La ricerca di Da Vinci si estese anche alla Fisiognomica, la teoria secondo cui i caratteri somatici sarebbero indicazioni delle caratteristiche morali e psichiche di una persona. Non si trattava di un’idea nuova in quanto già presente nella scuola pitagorica, nell’insegnamento di Aristotele e di altri filosofi; nel Rinascimento era stata abbracciata anche da Michelangelo. Si tratta di un concetto senza basi scientifiche che giungerà sino al XX sec. e sarà utilizzato dai medici SS per giustificare le teorie razziali, collegando i tratti somatici ebrei a pericolose caratteristiche come avidità, egoismo e gravi deficienze morali. Leonardo ne approfondisce alcuni aspetti, mantenendo tuttavia un distacco scientifico che lo porterà a una visione più obbiettiva dei pittori del tempo: egli è convinto che l’occhio sia lo specchio dell’anima e che alcune caratteristiche del corpo possono essere indice di deformità interiori ma in tutto questo è l’indagine scientifica a fare da discriminante.
Anche a questo scopo approfondisce gli studi di teste grottesche, animali fantastici e anche caricature, con lo scopo di catturare l’indole interiore di un essere vivente; nonostante riconosca che l’animo umano si possa esternare nelle espressioni del viso o in alcune caratteristiche, nel Trattato della Pittura giunge alla conclusione che: “Della fallace fisonomia e chiromanzia non mi estenderò, perché in esse non è verità; e questo si manifesta perché tali chimere non hanno fondamenti scientifici.” Anche in questo campo Da Vinci è un innovatore, in quanto il primo artista a studiare scientificamente i “moti dell’animo” e ad attribuire alla pittura la capacità di esprimere la psicologia del soggetto e la sua personalità.

Un’indagine sempre più profonda: dall’Anatomia Artistica all’Anatomo – Fisiologia
L’intensità e la costanza con cui Da Vinci perseguiva l’indagine anatomica è un chiaro indizio di un graduale approfondimento del suo interesse: non si trattava più di comprendere le forme nascoste dalla superficie epidermica per applicarle alla pittura o alla scultura: ora doveva comprendere le ragioni, capire i meccanismi che muovevano le articolazioni, il ruolo dei muscoli, dei tendini e più ancora il meccanismo del sistema cardio-vascolare, della digestione, gli intestini, gli organi interni.
A margine dei suoi disegni anatomici Da Vinci inserisce brevi appunti, antesignani del moderno linguaggio scientifico, nel tipico stile asciutto, chiaro e rigoroso, che sarà più tardi definito “prosa leonardesca”: a volte in essi emergono i sentimenti del Genio, lo stupore per la complessità del corpo umano che chiama “maravigliosa macchina”. Questa ammirazione per una tale opera d’ingegneria lo porterà nel tempo a mutare gli obbiettivi dell’indagine anatomica, dirigendoli verso un orizzonte ben più ampio di quanto potesse immaginare all’inizio.
I suoi disegni anatomici sono in realtà quesiti, domande che Leonardo si poneva: Come si applica la forza muscolare alle ossa? Come può lo scheletro reggere il peso dell’intero corpo? Come funziona il cuore? Come si spande il sangue nel corpo? Sono le domande di un ricercatore, di un uomo curioso, avido di una conoscenza settoriale specifica che non trova nei libri e deve dunque fare da sé.
Nella tecnica pittorica le prime indagini di Anatomia artistica di Leonardo sono visibili nel San Girolamo, dipinto incompiuto in cui dimostra la piena conoscenza dei muscoli delle spalle e del collo, grazie alle dissezioni e ai disegni anatomici.

In cerca del più grande Secretum
La tecnica di Da Vinci oltre ai disegni comprende a volte note e glosse su fogli singoli che avrebbero dovuto essere ordinati, raccolti e catalogati in ordine preciso per una adeguata consultazione: tuttavia, come molti altri progetti, non fu in grado di portare a termine questo compito, oberato dagli impegni e dai viaggi necessari all’adempimento dei suoi doveri. Si deve a questo la mancata pubblicazione della sua enciclopedia anatomica, in anticipo di secoli rispetto ai futuri studi delle università. La pubblicazione del De Anatomia, (Fogli A e B) avverrà solo nel 1898 per opera di Theodor Sabachnikov che riunì i disegni della collezione Windsor nell’opera: I manoscritti di Leonardo da Vinci della reale biblioteca di Windsor (Dell’anatomia, fogli A e B12), Torino, Roux e Viarengo, 1898.
Questa metodologia nella dissezione sovverte le metodiche dell’epoca che presupponevano trattati di anatomia con poche illustrazioni e molto testo. Questi venivano letti e commentati dal docente nella Sala Anatomica mentre il dissettore operava materialmente sul cadavere e le varie parti venivano indicate dal medico con una lunga bacchetta. Leonardo riconosce all’illustrazione la grande capacità di illustrare e insegnare, evidenziando particolari e chiarificando i concetti.
Da Vinci è innovatore anche in questo campo perché utilizza sovente la tecnica del disegno esploso: una volta completata la dissezione (dal latino dissecare, dis = separazione, secare = tagliare), cioè il taglio dell’arto o dell’organo interno, egli lo ricompone mediante il disegno esploso: questa tecnica evidenzia non solo le domande di Leonardo relative all’anatomia, ma soprattutto quelle relative alle ragioni, ai motivi per cui il corpo umano è fatto in questo modo e funziona con tali organi.

Leonardo e L’anatomia dell’Anima3
Nel tempo le domande di Leonardo si fanno più importanti, più profonde, in particolare quando comincia a studiare l’apparato riproduttivo maschile e femminile e infine approda all’Anatomia Patologica quando approccia questioni inquietanti sulle modificazioni del corpo umano dovute all’età, e compie vere e proprie autopsie alla ricerca delle cause della morte. E da queste giunge al SECRETUM, la domanda più grande sulla morte, sulla vita, sulla origine di essa, con i disegni del feto umano già formato in prossimità del parto e la nascita di un bambino.
Che cos’è la scintilla della vita? Dove ha sede l’anima? Sono questioni ricorrenti nell’indagine leonardesca e seguono linee non lontane dal pensiero dell’umanista Marsilio Ficino. Anima: mente e quintessenza coincidono.
Il Rinascimento è incerto sulla posizione fisica dell’anima del corpo umano riconoscendo al cuore e/o al cervello una probabilità possibile: Da Vinci approfondisce il concetto dei «moti dell’anima», ovvero le emozioni, sempre legate al cuore, ma nel corso delle sue dissezioni si accorge che il cuore è una macchina straordinaria ma infine semplicemente una pompa: così sposta il suo interesse verso il cervello. Nel corso di esperimenti e dissezioni apprende che i nervi ottici trasportano le immagini in una parte specifica del cervello, poi seguendo altri fasci di nervi arriva alla sede delle impressioni ed emozioni, per giungere infine al «ventricolo centrale» dove riconosce la sede dell’anima umana «il senso comune», e della personalità dell’individuo dove si localizza anche la memoria.
Indefinitiva si può affermare che Leonardo crede, da filosofo trascendente, a un Dio creatore, e ritiene che il pittore o l’artista in genere crei a immagine di Dio, essendone una sua emanazione. Afferma l’idea dell’esistenza di un’anima che anela a tornare al Padre e tutta la sua indagine anatomica si può definire Anatomia dell’Anima perché desidera con essa trovare risposta alle domande più inquietanti, come la ricerca del mistero della scintilla della vita. In questo senso va inoltre inquadrata la ricerca della proporzione aurea che il Rinascimento e Da Vinci studiano da Fidia e Fibonacci alla ricerca della cosiddetta “Firma di Dio”. Tuttavia Leonardo approccia queste tematiche secondo la sua personale visione di scienziato ante litteram, unendo la ricerca metafisica all’indagine scientifica anticipando le ricerche di Cesare Lombroso quattro secoli più avanti.

Le Proporzioni Divine: la Firma di Dio
Nella sua indagine Leonardo studia la proporzione divina, una geometria insita nella creazione che caratterizza la bellezza e armonia. Il corpo umano ne è una delle più evidenti rappresentazioni e Leonardo lo evidenzia con l’Uomo Vitruviano, e illustrando il De Divina Proportione (1509), un testo del matematico Luca Pacioli sul rapporto aureo, un numero necessariamente approssimato che corrisponde a 1,618034. Strettamente legato alla successione di Fibonacci e noto anche come costante di Fidia, è il numero che esprime la relazione aurea o divina che gli architetti greci utilizzavano regolarmente nelle loro costruzioni: essi erano in grado di dividere qualsiasi linea in due segmenti in modo che l’intera linea fosse circa 1,618034 volte più lunga del segmento più lungo, e il segmento più lungo fosse circa 1,618034 più lungo del segmento più corto. Questa proporzione veniva rispettata anche nelle statue, in cui l’avambraccio stava nell’intero braccio nella misura di 1,618034, e così via per tutte le parti del corpo e del viso. La Grecia classica sapeva bene che in natura il numero aureo si ripresenta continuamente, per esempio nelle spirali di accrescimento dei semi di girasole, nelle eleganti geometrie del cavolo romano, in forma di spirale o in altre forme. Il Rinascimento riscoprirà l’armonia del numero aureo e la applicherà alla pittura identificando la cosiddetta “Firma di Dio”, una proporzione matematica che si rivela il segreto della bellezza e dell’armonia, segno della mano del Creatore. come era ritenuta dal matematico Fibonacci che aveva studiata elaborando la sequenza numerica che porta il suo nome nel XIII sec.

Bibliografia

Capra Fritjof, L’anima di Leonardo: Un genio alla ricerca del segreto della vita (I sestanti), Rizzoli, 2012
Da Vinci Leonardo, I manoscritti di Leonardo da Vinci della reale biblioteca di Windsor (Dell’anatomia, fogli A e B) riuniti daTheodor Sabachnikov), Torino, Roux e Viarengo, 1898. Il testo B si può liberamente consultare online.
O’Malley Charles Donald, de Cusance Morant Saunders John Bertrand, Leonardo da Vinci on the Human Body, New York: Henry Shuman, 1952.
Keele K.D., Leonardo da Vinci’s Anatomical Drawings at Windsor, New York, The Metropolitan Museum of Art, 1984
Hilary Gilson, Leonardo da Vinci’s Embryological Drawings of the Fetus, Embryo Project Encyclopedia (2008-08-19). ISSN: 1940-5030
Jaspers Karl, Leonardo filosofo, Abscondita, 2001
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Mingazzini Paolo., et al. I Segreti del Corpo – Disegni Anatomici di Leonardo da Vinci, Anthelios Ed. Milano 2008
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Tombetti Pierluigi, SECRETUM – Il Codice L, Eremon Edizioni, 2019
Valery Paul, Introduction to the Method of Leonardo Da Vinci, J. Rodker, 1929
Vasari Giorgio, Vite dei più eccellenti pittori, scultori ed architettori, Firenze, 1568
Si veda anche la conferenza in video Leonardo e L’anatomia dell’anima, Davide Monda, Pierluigi Tombetti, Cesenatico, Museo della Marineria, 2019.

Note

  1. Auctoritas = la concezione secondo cui le affermazioni fatte dalle Scritture o da un autore erudito e di chiara fama non possano esse messe in discussione ma accettate per il solo fatto di essere rivelazione di un sapere superiore da una fonte sicura e accreditata.
  2. I fogli B si possono consultare online a questo link
  3. Questi aspetti dell’opera e della ricerca Leonardesca sono approfonditi nel testo di Pierluigi Tombetti SECRETUM – Il Codice L, Eremon Edizioni, 2019. Nonostante si tratti di un romanzo raccoglie in modo accurato e attento frammenti storici dalle fonti più accreditate mostrando la vera personalità di Da Vinci e la sua ricerca come Anatomia dell’Anima.

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